Alitalia, in arrivo il commissario. Governo: esclusa nazionalizzazione. Calenda: “Tra sei mesi vendita o liquidazione”

Per la seconda volta nella sua storia la compagnia procede verso la liquidazione preceduta da uno spezzatino degli asset migliori, e cioè aerei di proprietà, immobili e (pochissimi) slot. Garantiti in una prima fase i biglietti e la piena operatività dei voli. Il 2 maggio assemblea dei soci. Enac prende atto del nuovo percorso: la licenza di operatore diventerà provvisoria.

I dipendenti Alitalia respingono con una maggioranza schiacciante – 67% di no – il piano di salvataggio lacrime e sangue. Si schiudono in questo modo le porte del commissariamento, varato oggi dal consiglio di amministrazione della compagnia riunito in seduta straordinaria. Poco prima delle 18, è l’Enac a informare che il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, ha comunicato ufficialmente a Vito Riggio, presidente dell’Ente nazionale per l’aviazione civile, la decisione del Cda della compagnia aerea di avviare la procedura per la nomina del commissario. L’Enac ha preso atto che, al momento, esistono le condizioni per il mantenimento della piena operatività di Alitalia, su cui l’Ente continuerà a mantenere la propria vigilanza istituzionale in base alla normativa europea vigente.

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Al Tg3, è il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda a delineare gli scenari futuri di Alitalia. “La cosa più plausibile, viste le dichiarazioni del Cda, è che si vada verso un breve periodo di amministrazione straordinaria che si potrà concludere nel giro di sei mesi o con una vendita parziale o totale degli asset di Alitalia oppure con la liquidazione. Se ci saranno aziende interessate a rilevarla è tutto da vedere, è prematuro a dirsi”. Sei mesi, aggiunge Calenda, anche perché l’Unione europea può dare l’ok a un aiuto pubblico per Alitalia “per un periodo di tempo limitato”, appunto “un orizzonte di sei mesi, a condizioni molto precise che vanno negoziate e che negozieremo sotto forma di prestito”. Si tratterà solo di un “ponte finanziario transitorio” e non di “una nazionalizzazione né di 5 anni di amministrazione straordinaria o di miliardi di euro di perdite”. Quanto ai lavoratori, “dipenderà molto dagli sbocchi che si troveranno nel corso dell’amministrazione straordinaria”. Ora non si può parlare di esuberi, spiega Calenda, ricordando che dopo la vittoria del ‘no’ al piano industriale nel referendum indetto dai sindacati “tutto è in discussione” e “si vedrà nei prossimi mesi”.

La nazionalizzazione di Alitalia è seccamente esclusa anche dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, mentre “il tema degli ammortizzatori c’è. Alitalia è un’azienda privata: ora dobbiamo aspettare la decisione degli azionisti, poi siamo pronti ad applicare la legge per tutelare i lavoratori” dichiara a SkyTg 24. Per il ministro, il ‘no’ al referendum da parte dei lavoratori di Alitalia “produce un problema di molto difficile soluzione che danneggia gli stessi lavoratori. Perché hanno votato no? Una miscela di elementi: la rabbia per essersi trovati ancora una volta in crisi, una critica al management per i risultati che non sono venuti, scarsa fiducia nel piano”.

Ecco, dunque, la strada intrapresa dal cda Alitalia dopo la sonora bocciatura del piano quinquennale firmato con i sindacati sul tavolo del governo. Respinto al mittente dal risultato del referendum tra i dipendenti, con numeri che parlano chiaro: aventi diritto 11.646, voti totali 10.173, a favore dell’accordo 3.206, contrari 6.816 (più del doppio), schede bianche 17 e nulle 134. Presone atto, stamattina il consiglio di amministrazione di Alitalia, “data l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione”, ha deciso di “avviare le procedure previste dalla legge (ipotesi di commissariamento o liquidazione dell’azienda, ndr) e ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 aprile” che in realtà si terrà probabilmente il 2 maggio in seconda convocazione, per deliberare in sostanza il fallimento. Inoltre secondo la compagnia “non ci saranno per ora conseguenze sull’operativo dei voli”.

Slitta intanto l’incontro al Mise che era stato fissato per fare il punto dopo l’esito del referendum: il vertice si farà solo dopo l’assemblea dei soci di Alitalia. In una nota, James Hogan, numero uno del gruppo Etihad, parla di “voto profondamente deludente”. “L’accordo preliminare con i sindacati – aggiunge – era stato reso possibile e supportato dai leader degli stessi sindacati, dal management di Alitalia, dal primo ministro italiano e da tre ministri del governo, che avrebbero aiutato a mettere il futuro di Alitalia al sicuro”. La Repubblica.it