Allarmanti i numeri di San Marino. Violenza sulle donne: in aumento il trend (articolo completo)

 

Gli atti persecutori passano dai 5 casi del 2016 ai 12 del 2018. Il drammatico bilancio delle lesioni personali dai 2 episodi del 2016 giunge ai 6 del 2018. In aumento anche i casi di minacce, percosse e ingiurie.

Una fotografia a colori del grado di civiltà della nostra società ci viene restituita dalla recente pubblicazione dei dati sulla violenza di genere che prende in considerazione gli anni 2016, 2017, 2018. Dati agghiaccianti se si considera che essi afferiscono ad un territorio piccolo come la Repubblica di San Marino e se si riflette altresì sulla possibilità che essi rappresentino soltanto la punta di un iceberg. Sappiamo come la parte più difficile sia proprio chiedere aiuto e denunciare. La lettura dei dati fa emergere una società con il trend di violenza in aumento. Gli atti persecutori passano così dai 5 casi del 2016 ai 12 del 2018. Il drammatico bilancio delle lesioni personali dai 2 episodi del 2016 giunge ai 6 del 2018.

In aumento anche i casi di minacce, percosse e ingiurie. Il pensiero che il bilancio, se solo le persone vittime di violenza, trovassero la forza di denunciare, potrebbe essere molto più drammatico, non lascia dormire sonni tranquilli. E induce tutta la società a riflettere sul tema della violenza di cui quella di genere è solo una parte. Una riflessione che può partire da un libro fresco di stampa edito da Rizzoli, “Se nascerai donna’ di Oriana Fallaci. “L’annuncio della guerra più paradossa- le – scrive – che si sia concepita dal giorno in cui un animale con due braccia e due gambe apparve sul nostro pianeta. La guerra tra uomini e donne. Accingendosi a scrivere, il cronista (pardon, la cronista) ha avuto problemi di coscienza e incertezze: come presentare ai lettori una simile storia? Con un sorriso a mezz’asta, con una risata aperta, o con le lacrime agli occhi? Vi sono punti infatti in cui viene da piangere. Altri in cui viene da ridere. Altri in cui viene da scuoter la testa. Però, spesso, viene anche la voglia di meditarci sopra con serietà.

Sicché, dopo tali fasi, il cronista ha deciso di comporre il reportage tentando un atteggiamento che non gli è familiare: quello del distacco obbiettivo. Il cronista (pardon, la cronista) è una donna. E per quanto citare la sua opinione sia odioso, deve premettere di non trovarsi d’accordo sull’idea di fare la guerra agli uomini. Non solo perché con gli uomini lei ci si trova benissimo, i suoi rapporti con loro si basano su una assoluta mancanza di rivalità, ma perché verso di lei gli uomini son sempre stati giusti e gentili. Se qualche volta le hanno sparato ad- dosso, magari con pallottole vere, non è stato per mirare a lei quale donna. È stato perché miravano agli uomini cui s’era aggregata”. Se da un lato i dati sulla violenza di genere non devono indurre a creare inutili divisioni tra donne e uomini, dall’altro non possono che accendere un campanello di allarme sull’involuzione sociale che sta colpendo alcuni uomini della Repubblica. La speranza è solo quella che essi possano essere messi nelle condizioni di non fare il male più vigliacco. Per questo la guardia dovrà rimanere altissima: “In un rapporto – scrive ancora la Fallaci – tra oppresso e oppressore non bisogna minimizzare la complicità dell’oppresso. Chi non si batte ha torto”.

La RepubblicaSM