Altro che Seychelles… I Cappuccini sono un “albergo” di lusso o un luogo dove i detenuti sono “torturati”? La verità, al solito, sta nel mezzo … di David Oddone

Carcere dei CappucciniTutti a “ridere” del carcere sammarinese. Repubblica, il Corriere della Sera, il Fatto quotidiano: i maggiori giornali italiani negli scorsi mesi e anni, hanno dedicato all’istituto penitenziario sammarinese fior di articoli. Tutti più o meno raccontavano di una situazione idilliaca, tanto da ribattezzare i nostri Cappuccini, come le “Seychelles”, un gioco di parole che da un lato spiegava come ci fossero solo 6 celle e dall’altro come si trattasse di una specie di vacanza andarci per i detenuti.

A completare il quadro l’immancabile nota sul menù dei “carcerati”, preparato da uno dei più noti e buoni ristoranti del Monte.

Tanta ironia insomma ha contraddistinto le penne italiane, per una struttura che rappresentava nell’immaginario collettivo quasi un premio per ladri e truffatori. La realtà odierna racconta invece un’altra storia: come stanno allora le cose?

I colleghi italiani si sono inventati tutto? Chiaramente no e la verità come spesso accade sta nel mezzo. Si parte con i fatti: dal Consiglio d’Europa hanno mosso critiche alle prigioni, chiedendo che venissero aggiornate.

Non è stato fatto dalla politica e oggi probabilmente ci sarà una nuova ispezione da parte delle autorità preposte che sanzioneranno il Titano. Tuttavia buttare la croce sul Consiglio è uno sport troppo facile e che non rende giustizia alla verità. Diciamocela tutta: andava talmente poca gente in “gabbia” che la necessità di intervenire non si sentiva.

E i Cappuccini per starci tre o quattro giorni sono probabilmente per davvero un “albergo”, al confronto di ciò che avviene in Italia con celle sovraffollate e personalità criminali di tutti i calibri.

Altro discorso passarci mesi, magari in isolamento: un solo bagno, attività nulle e rapporti con gli altri “simili “che cominciano a mancare. Di certo non si può pretendere che i giudici decidano di arrestare o non arrestare qualcuno sulla base dei posti disponibili o delle condizioni dei “loculi”: questo è un onere di governo e parlamento.

Come è vero che ci si accorge oggi dei problemi perché vi sono carcerati illustri.

Tutto questo comunque non può essere un alibi per non intervenire: è necessario invece garantire una situazione carceraria da Paese civile. E per favore, non chiamiamole più Seychelles.

David Oddone