La sua testimonianza, inizialmente in programma per il 10 ottobre era molto attesa, a Bruxelles. Ma dopo il primo rifiuto ora Albert Bourla, Ceo di Pfizer, si è rifiutato per la seconda volta di testimoniare dinanzi al Parlamento europeo, che sta indagando sugli acquisti dei vaccini Covid-19 compiuti dalla Commissione per conto dei 27 paesi Ue. A riferirlo, come riportato dall’Ansa, è la presidente della commissione speciale sul Covid dell’Eurocamera, Kathleen Van Brempt (S&D). “Il Parlamento europeo ha il diritto di ottenere piena trasparenza sui contratti e il fallimento della Commissione Ue e di Pfizer” nel dare risposte “mostra un disinteresse per il ruolo del Pe e getta un’ombra inutile sul successo della strategia europea sui vaccini“, evidenzia l’eurodeputata in un tweet. La decisione del Ceo di Pfizer sta sollevando aspre polemiche. Come sottolineato la deputata francese, Virgine Joron: “L’amministratore delegato di #Pfizer rifiuta una seconda volta il nostro invito a spiegarsi all’interno del Parlamento Europeo, sul suo contratto di acquisto (il più importante) e sul loro vaccino #covid“.
Ancora una volta, attacca l’eurodeputato olandese Rob Roos, “il Ceo Albert #Bourla si rifiuta di essere trasparente. Il Parlamento europeo lo ha invitato a un’udienza. Ma Bourla preferisce restare a casa. Pfizer ha guadagnato centinaia di milioni di euro, tutti soldi dei contribuenti! Ma Bourla rifiuta di essere ritenuto responsabile. Lo trovo vergognoso“.
Su cosa indaga il parlamento europeo
Dal canto suo, Pfizer ritiene di non dover spiegare nulla. “Dall’udienza di ottobre, non abbiamo ulteriori informazioni da condividere con il Comitato, quindi declina rispettosamente l’invito a rivisitare nuovamente questi problemi“, afferma la lettera di Bourla datata 2 dicembre e visionata da Politico. Bourla aveva precedentemente declinato di testimoniare davanti al comitato in ottobre: appuntamento nel quale avrebbe dovuto affrontare sicuramente domande difficili su come fossero stati conclusi gli accordi segreti sui vaccini. I contratti d’acquisto dei vaccini anti-covid, infatti, sono finiti nel mirino di due organi di vigilanza: prima dell’Ombudsman europeo, guidato da Emily O’Reilly, poi della Corte dei conti Ue. Il 14 ottobre, ricorda Politico, la Procura europea ha confermato di aver aperto un’indagine sull’acquisto dei vaccini contro il Covid-19, ma non ha ancora specificato chi è indagato o quali dei contratti di vaccino dell’Ue sono sotto esame. All’udienza del 10 ottobre, il presidente di Pfizer per i mercati sviluppati internazionali, Janine Small, ha affrontato ripetute domande della commissione sull’assenza di Bourla. Che rimane, agli occhi dei parlamentari, del tutto ingiustificabile.
“La nostra commissione ha ritenuto che durante la precedente audizione con i rappresentanti dell’industria farmaceutica, dove Pfizer era rappresentata dalla signora Janine Small, questioni importanti relative agli accordi di acquisto anticipato tra l’Unione Europea e Pfizer, che ricadono sotto la responsabilità dell’amministratore delegato e di a cui solo lui ha l’autorità per rispondere, sono rimaste senza risposta“, ha dichiarato la presidente della commissione Covid, Kathleen Van Brempt (gruppo S&D).
Quei messaggi tra von der Leyen e Bourla
La questione rimane spinosa, anche dal punto di vista politico e coinvolge anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Come spiega Italia Oggi, dopo avere chiesto a Von der Leyen l’accesso ai messaggi privati, compresi gli sms, scambiati con Bourla, ma senza ricevere alcuna risposta, O’Reilly ha definito la trattativa segreta “un esempio di cattiva amministrazione“. Il giro d’affari è enorme. Una tabella allegata alla relazione della Corte dei conti indica che le varie case farmaceutiche, compreso Moderna, hanno venduto all’Ue da 200 a 300 milioni di dosi ciascuna. Pfizer, invece, ne ha consegnate 2,4 miliardi in tre fasi distinte. Mica male. Ma il Ceo dell’azienda, evidentemente, non ritiene opportuno informare i cittadini e rispondere a delle semplici domande.
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