merican First coincide con prima il terrorismo.
Abbiamo davanti agli occhi il fallimento della teoria del prima gli americani o prima chiunque altro.
Gli americani si ritirano, maldestramente, molto maldestramente, dall’Afganistan, ed esplode, nel mondo il rischio di attentati terroristici.
Già a Kabul, in aeroporto sono saltati in aria 13 ragazzi americani e decine di afgani che si sentivano protetti da quei ragazzi.
American First coincide con prima il terrorismo. Di nuovo.
Tutte le agenzie di sicurezza nel mondo lanciano allarmi attentati, in tutto il mondo, in queste ore.
Molti paesi pensano di difendersi alzando muri, chiudendo porti.
Ma quando basta un ragazzo, imbottito di tritolo, per ammazzarne 10, 100, 1000, non c’è muro che tenga.
E se è chiuso il porto, basta un gommone su una spiaggia.
Vale anche, più o meno, lo stesso ragionamento per i grandi flussi migratori.
Muri e porti chiusi non li fermeranno.
Bisogna spegnere le fonti, le bocche di fuoco, che producono soprusi, violenza, miseria, sottomissione delle donne, privazione della libertà.
Nel mondo o, almeno, nei luoghi più difficili del mondo.
Aiutarli in casa loro, dice qualcuno.
Semplificando un po’ troppo.
La casa loro coincide con la casa nostra.
Perché per “aiutarli in casa loro” serve una politica che è l’opposto dell’America First o del prima gli italiani.
L’opposto del ritirarci in casa nostra, l’opposto dei muri, dei porti chiusi.
Serve andarci, in casa loro, con la politica, con “prima la civiltà umana”, con l’intelligence, con i soldi, con gli investimenti, con le armi, se necessario.
Serve non regalare alla Cina o alla Russia i grandi luoghi dove si decidono le sorti del mondo. Dall’Africa all’Asia.
Servirebbe un’America protagonista ancora. Nel mondo.
È una Europa unita, con un proprio esercito, una propria politica estera.
E capace di investire in “casa loro”, per il bene di “casa nostra”.
Sergio Pizzolante