AMIANTO IN PRODOTTI BARILLA E MULINO BIANCO! E’ ALLARME NAZIONALE?

E’ dall’ inchiesta di TERRA NOSTRA ,aggregatore di news campano, che arriva la notizia; le coperture del vasto stabilimento Barilla di San Nicola di Melfi in Basilicata, sono a tutt’oggi di plumbeo asbesto ( AMIANTO come meglio conosciuto) . Una svista, forse una dimenticanza per l’holding che fattura milioni di euro e spende fortune per la pubblicità sui giornali e in tv? E’ sufficiente un’accurata panoramica fotografica per accertare la pericolosa presenza che gli enti istituzionali preposti alla tutela della salute pubblica (manager e tecnici pagati lautamente dai cittadini-contribuenti e consumatori) non hanno ancora verificato. Gli ondulati in fibro-cemento, meglio conosciuti come “eternit” dal nome che, nel 1900, il suo inventore, l’austriaco Ludwig Hatscek, diede a questo micidiale impasto chimico di fibre di amianto (crisotilo) e cemento a lenta presa, fanno bella mostra dal 1987 dove meno te l’aspetti. Appunto, nei 9,58 ettari del lotto 16 di proprietà del celebre marchio alimentare. Addirittura sulla testa di questo impianto industriale in provincia di Potenza che vanta 7 linee produttive (fette biscottate, biscotti da colazione, pasticceria, snack, pani morbidi, sfoglie, merende) per 65 mila tonnellate annue di prodotto alimentare. C’è rischio sanitario per la salute dei 500 lavoratori (di cui circa 100 stagionali) e degli ignari milioni di consumatori?… l’amianto è presente in notevoli quantità (diverse tonnellate) sotto forma di lastre, ma l’Asl Venosa 1 non si è ancora scomodata per accertare approfonditamente il livello di inquinamento delle fibre aerodisperse nell’area. Dal canto suo la regione Basilicata non ha mai effettuato in questa zona industriale una mappatura del territorio con presenza di amianto e un monitoraggio epidemiologico del fenomeno. La caratteristica filamentosa dell’asbesto è anche la causa della sua pericolosità; il problema è che, a lungo andare, questo minerale si sfibra dando origine a piccolissime scaglie invisibili all’occhio umano. I frammenti polverulenti ed estremamente volatili, possono, una volta respirati, provocare forme tumorali alle vie respiratorie anche a distanza di decenni. Per i proprietari è un impianto all’avanguardia: «A Melfi (PZ), gioiello industriale e tecnologico del Sud Italia, dove produciamo anche biscotti e pani morbidi, è installata invece la linea di produzione di fette biscottate più grande d’Europa» si legge nel sito online del gigante agroalimentare.

«Lo stabilimento di San Nicola di Melfi è per noi molto importante: ci sono dei prodotti che facciamo solo lì; ad esempio le nastrine – rivela l’esperta Iurcev – E’ importante perché poi magari uno pensa che le facciamo solo al nord e le vendiamo al nord. Invece le facciamo al sud e le vendiamo in tutt’Italia». Per la materia prima quali sono le fonti di approvvigionamento? «Il grano tenero è praticamente tutto italiano; lo acquistiamo prevalentemente in Puglia e Basilicata» rivela la manager aziendale Elisabetta Iurcev. Non è tutto. A poche centinaia di metri in linea d’aria, si staglia il più grande inceneritore di rifiuti. E’ entrato a regime un decennio fa grazie alla Fiat che nel 2002 l’ha ceduto ai francesi dell’Edf (gestori di centrali nucleari). L’impianto Fenice vomita nell’atmosfera e nel sottosuolo veleni micidiali. Già, ma la Barilla fa finta di niente. La multinazionale italiana ha chiesto alla direzione del giornale La Stampa di sospendere la mia collaborazione (dice il giornalista) Motivazione? A quanto emerge dai documenti ufficiali, lesa maestà.