Sono stati tutti assolti con formula piena i sette ex manager di Pirelli accusati a Milano di omicidio colposo e lesioni gravissime per i 28 casi di operai morti o ammalati a causa dell’amianto, dopo aver lavorato negli stabilimenti milanesi dell’azienda tra gli anni ‘70 e ‘80. Lo ha deciso il giudice della quinta sezione penale del Tribunale Annamaria Gatto. I familiari delle vittime hanno protestato urlando «vergogna» e che «gli operai – riporta uno striscione – sono stati uccisi due volte, dai padroni e dai giudici».
Le richieste
Il pm Maurizio Ascione aveva chiesto condanne a pene comprese tra i 4 anni e mezzo e i 9 anni di reclusione per sei ex dirigenti Pirelli. In particolare, aveva sollecitato le condanne per Ludovico Grandi e Gianfranco Bellingeri, amministratori delegati della Pirelli negli anni ‘80, rispettivamente a 9 anni e a 6 anni di carcere. Chiesta la condanna anche di Guido Veronesi (5 anni e 6 mesi), fratello dell’oncologo ed ex ministro Umberto e anche lui deceduto nel frattempo, di Piero Giorgio Sierra (7 anni), ex presidente dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, di Omar Liberati (5 anni e 6 mesi), di Gavino Manca (4 anni e 6 mesi) e di Armando Moroni (4 anni e 6 mesi). Il pm Ascione aveva invece chiesto l’assoluzione «perché il fatto non costituisce reato» di altri tre ex dirigenti – Roberto Picco, Gabriele Battaglioli e Carlo Pedone – che ricoprirono un ruolo ai vertici di Pirelli per un arco limitato di tempo.
La protesta dei familiari
Il giudice Annamaria Gatto ha deciso di assolvere tutti e 7 gli imputati (erano 9, uno è deceduto e la posizione di un altro è stata stralciata). I familiari delle vittime e hanno protestato urlando «vergogna» contro la sentenza pronunciata dal giudice della quinta sezione penale e hanno esposto striscioni con le scritte: «Operai uccisi 2 volte: dai padroni e dai giudici» e «Ricordare tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto».
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