Amri, polemica sulla diffusione di foto e nomi degli agenti che lo hanno ucciso

“Massima attenzione” poiché “non si possono escludere azioni ritorsive” nei confronti dei poliziotti e di tutto il personale delle forze dell’ordine in divisa. E’ il contenuto di una nuova circolare che il capo della polizia Franco Gabrielli ha inviato questa mattina subito dopo la sparatoria a Milano in cui è rimasto ucciso Anis Amri, il tunisino ritenuto colpevole della strage al mercatino di Natale di Berlino. L’invito è dunque di intraprendere ogni iniziativa utile per garantire la massima sicurezza e tutela degli operatori.

Ma l’appello del numero uno della polizia sembra contrastare con la decisione della stessa polizia di diffondere le foto dei due agenti che hanno individuato e ucciso Anis Amri: Christian Movio e Luca Scatà. E con le parole del ministro dell’Interno Marco Minniti che in conferenza stampa ha reso noti i loro nomi.

L’account Twitter del premier Gentiloni è invaso da post che vanno dall’ironia all’insulto vero e proprio di persone preoccupate per l’incolumità dei due agenti e delle loro famiglie: “Ma l’indirizzo il codice fiscale e lo stato di famiglia dei due non lo pubblicate?”, scrive ad esempio Annamaria Baglioni. “Isis ringrazia @PaoloGentiloni per aver divulgato nome e cognome degli agenti. Cortesemente se può favorire l’indirizzo preciso…grazie”, twitta Marco Leone che conclude il suo post con una serie di bombe. Altri ancora ‘chiedono’ al premier di diffondere anche codice fiscale, numero di cellulare, indirizzo mail e i vari account social e invitano l’Isis ad avere la pazienza di attendere anche la pubblicazione del numero di scarpe dei due agenti. “Sei furbo e intelligente come Homer Simpson”, chiosa Yassu Oxi.

Ma non manca chi si tiene alla larga dalle polemiche e vuole esprimere gratitudine nei confronti della polizia, come Giuseppina Panecaldo e chi ne approfitta per ricordare che i fondi a disposizione delle forze dell’ordine, di finanziaria in finanziaria, si vanno sempre più assottigliando: “Fatevi belli di questi eroi..poi quando chiedono uomini

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soldi mezzi ed armi moderne fate orecchie da mercante”, dice Fabio B. E Gennaro Casafina rivolge un appello al premier: “Hanno fatto il loro dovere dai non esagerare. Sono poliziotti e il loro dovere. Chiamateli servitori dello Stato è giusto”. La Repubblica