
(ANSA) – ROMA, 13 NOV – “È meglio vincere giocando male.
Per avere successo, è invece meglio avere grandi giocatori e un
allenatore scarso. Con giocatori scarsi non vinci”. Lo dice
Carlo Ancelotti, ospite della trasmissione di Rai 3 ‘Che tempo
che fa’, condotta da Fabio Fazio. Poi il tecnico vincitore in
tutti i paesi in cui ha allenato, tra Italia, Spagna,
Inghilterra, Francia e Germania, rivela che tuttora, dopo una
klunga carriera, “quello che provo prima di una partita è uno
stato di malessere fisico, con aumento della sudorazione e del
battito. Ho fatto 1200 panchine e mi succede tutte le volte.
Questa preoccupazione e questi pensieri negativi arrivano, però
tutto passa quando inizia la partita. Godermi la partita? Dalla
panchina mai. Sul 3-0 non sei sempre super tranquillo o super
sereno. Davide (il figlio, suo vice ndr) a volte mi dice di
stare tranquillo sul 3-0, ma io no. Sul 3-0 è successo il
finimondo in una finale del 2005 (Milan-Liverpool di Champions
ndr). Momenti di tranquillità sulla panchina non ci sono. Un
tempo la tua squadra segnava e tu esultavi, ora non puoi neanche
più farlo perché c’è sempre il check della Var, bisogna
aspettare e l’attimo di felicità passa” Ma dopo tanto girare per il mondo, quante lingue parla? “Le
parlo tutte, tranne il tedesco, non sono riuscito – risponde -.
Me lo sono scordato. Le altre le parlo: spagnolo bene, inglese
bene, francese benino”.
Una battuta sugli allenatori che sono stati per lui un punto
di riferimento: “Liedholm a livello caratteriale è stato un
allenatore che mi ha impressionato molto – dice Ancelotti -, per
la sua calma, per la sua ironia, per la sua tranquillità. Era
molto simpatico. Poi Sacchi a livello tecnico è stato un
innovatore”. E quali sono stati i migliori calciatori con cui ha
giocato o che ha allenato? “E’ veramente difficile, perché sono
tanti. Più quelli che ho allenato di quelli con cui ho giocato.
Potrei dire Van Basten, che è stato un grandissimo, Baresi o
Maldini. Che ho allenato, sicuramente Maldini, ma posso dire
Ronaldo, CR7, Ibrahimovic, Drogba, Benzema, Vinicius…”. E
ancora: “: “Ibra è il numero uno. Dietro questa questa maschera
di arrogante c’è un grande professionista e un altruista”
(ANSA).
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