«BISOGNA intervenire militarmente in Siria a favore di Assad e contro i tagliagole. Non possiamo voltarci dall’altra parte di fronte allo scempio compiuto da, chiamiamo le cose con i proprio nome, questi selvaggi…».
Antonio Martino, già ministro degli Esteri e della Difesa nei governi Berlusconi, economista liberista, ha sempre parlato chiaro. Anche controcorrente. Anche a suo danno. E stavolta è scatenato.
Chi dovrebbe intervenire in Siria?
«Se fosse la Nato, meglio. Tra l’altro sarebbe nel suo interesse perché qui c’è in gioco la stabilità del Mediterraneo. Sennò chi ci sta: Europa, America, Russia. Vedo con molto piacere che Francia e Gran Bretagna sono orientati a intervenire in Siria. Benissimo. Non dovremmo lasciarli soli. L’Europa in particolare ha il dovere di prendere atto del pericolo che incombe su di essa. Fronteggiarlo non significa darsi da fare solo per accogliere profughi e dialogare tra le mille fazioni: il dialogo può avvenire solo tra persone ugualmente disposte, il che non è. Invece l’Europa crede alle favole, vuole tavoli di trattativa, conferenze di pace».
Si chiama diplomazia.
«Ma qua siamo come di fronte al nazismo. Negoziare con chi? Con dei fanatici? Lo Stato Islamico è il male. E allora alleiamoci con chi può batterlo. Ricordiamoci che nella seconda guerra mondiale gli Stati Uniti si allearono con Stalin per battere Hitler. E fecero bene».
Lei è sempre stato ferocemente critico con Obama per la sua politica mediorientale: è ancora della stessa opinione?
«Assolutamente sì. Su un punto ha ragione Putin: se Obama invece di finanziare le primavere arabe avesse appoggiato Bashar Assad, lo Stato Islamico non sarebbe mai nato».
E quindi, Realpolitik. Ci turiamo il naso e scegliamo Assad?
«Io ho conosciuto il padre di Assad. Aveva l’aria bonaria di una vecchia zia. In realtà era un assassino. Ma il paese era stabile e coesistevano senza problemi etnie e religioni diverse. Ora, il figlio ha studiato in Occidente, ha sposato una inglese, ci si può parlare. È un tiranno? Certamente lo è, ma se togliamo lui, chi va al potere? Lo Stato Islamico e altri gruppi di tagliagole. E allora non facciamo le anime belle».
Facciamo la guerra in Siria?
«Ma certo».
Con truppe sul terreno?
«Assolutamente. La guerra si fa con gli scarponi sul terreno, non con i droni. Se la si vuole vincere».
Le diranno che è un falco.
«Meglio falco che papera».
E in Libia? Dovremmo intervenire anche lì?
«Certo. Dovremmo cercare di ottenere la nascita di un governo di unità nazionale e poi intervenire contro lo Stato Islamico».
Per una azione militare su suolo libico manca ancora la risoluzione delle Nazioni Unite e chissà se ci sarà mai.
«Credo che il cappello dell’Onu sia perfettamente inutile, se ci ricordiamo i disastri causati sotto il cappello dell’Onu, dalla Somalia in poi, dovremmo convenirne. E anche la missione navale dell’Ue mi sembra inadeguata alla bisogna. Anche qui: o la Nato, o i paesi che ci stanno. E bisognerebbe agire velocemente, prima che lo Stato Islamico metta troppe radici anche in Libia».
Fonte: RESTO DEL CARLINO