HANNO UCCISO un familiare. E questo per la legge significa ergastolo. La contestazione dell’aggravante del delitto contro un ascendente, potrebbe costare il carcere a vita ad Antonio Tagliata e alla sua fidanzata 16enne. Finora gli inquirenti non hanno ravvisato la premeditazione in quanto c’è bisogno non solo di un lasso di tempo entro il quale progettare il delitto, ma anche di una costruzione vera e propria: attendono di vedere gli esiti delle analisi scientifiche, tecniche, le testimonianze e i tanti elementi investigativi per verificare se e come i due ragazzi avevano studiato il piano per far fuori i genitori di lei. Anche i biglietti ritrovati a casa di Antonio, secondo il pm Andrea Laurino, titolare dell’inchiesta, non costituiscono premeditazione, bensì danno la prova del dolo.
IL LAVORO dei carabinieri del Ris di Roma è soltanto agli inizi. Lo smartphone di Antonio non si trova. Non è da escludere che il ragazzo non l’avesse portato con sé, alimentando il sospetto che il piano era stato studiato fin nei minimi particolari. Gli unici congegni sequestrati dai carabinieri sono stati trovati a casa della ragazza: computer portatile, un tablet, un cellulare. I due fidanzati hanno sempre detto di aver voluto un chiarimento ai genitori. Una versione poco credibile, soprattutto perché ai dissapori di cui si è già detto tra la ragazzina e i suoi genitori, si devono unire anche le liti tra Fabio Giacconi e Carlo Tagliata. I due si erano incontrati casualmente davanti a casa del siciliano quando Giacconi era andato a riprendere i libri della figlia. E ci sarebbe anche una telefonata tra di loro, con toni tutt’altro che teneri. Segno che ormai non si trattava solo di un rapporto logoro tra fidanzatini, ma di una vera faida tra famiglie.
C’è una testimonianza chiave, arrivata da uno dei balconi vicini all’abitazione di Fabio Giacconi e Roberta Pierini che potrebbe dire molto sulla dinamica del delitto di via Crivelli. La mano è quella di Antonio Tagliata. L’uomo che si accascia sotto la scia di fuoco è Fabio Giacconi. Si trova già sul terrazzo, non ha via di scampo. Tagliata spara, almeno cinque volte diranno i successivi accertamenti dei carabinieri. Giacconi cade a terra, ma non muore a differenza della moglie Roberta. Il che potrebbe voler dire che la Pierini era stata già colpita mortalmente. Giacconi sarebbe stato inseguito dal killer. Il militare dell’Aeronautica aveva anche difficoltà a camminare.
Ieri nell’istituto di medicina legale di Torrette si è svolto un supplemento di autopsia. La Procura ha avvisato tutti i consulenti nominati dalle parti interessate dall’inchiesta. Si voleva approfondire la ferita al fianco, per verificare il buco di entrata e di uscita del proiettile. Il colpo ricevuto in testa sarebbe stato quello decisivo, ma anche su questo gli investigatori non si sbilanciano: il lavoro del Ris è in corso. I funerali della donna opotrebbero essere celebrati lunedì a Chiaravalle, sua città d’origine. Le condizioni di Giacconi restano gravissime. I medici della rianimazione vogliono vedere se l’uomo è in grado di respirare autonomamente e hanno allentato la sedazione farmacologica. Ma il colpo ricevuto alla testa pregiudica il buon funzionamento di molti organi vitali.
Gli inquirenti stanno lavorando a pieno ritmo per dare risposte sotto ogni profilo. Anche ad esempio sul discorso dei biglietti in cui Antonio confessa il delitto. Più che altro è la forma a insospettire. Non si è mai vista una confessione del genere, con la citazione di nomi e cognomi delle persone da uccidere.
Resto del Carlino