Ancona. Omicidio Jason, Katia ricorre Cassazione. Difensore, al processo ‘trattata come cavia umana’

tribunale giustizia(ANSA) ANCONA. Katia Reginella, condannata in appello a 18 anni di reclusione per l’omicidio del figlio, il piccolo Jason, è stata trattata dai giudici come ”una cavia umana, con una grave e reiterata violazione dei principi sanciti dagli artt. 3 e 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo”. Lo afferma il difensore, l’avv. Vincenzo Di Nanna, motivando il ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Ancona, che aveva ridotto la pena inflitta alla donna in primo grado (25 anni) e confermato la condanna all’ergastolo del marito Denny Pruscino, per il concorso nell’omicidio del bimbo, avvenuto nel luglio 2011. Jason, scomparso nel nulla a due mesi di vita, è stato sicuramente ucciso ma il corpicino non è stato mai ritrovato. “Siamo dinanzi al più completo travisamento del fatto” dice Di Nanna: ”si è creato e alimentato il mostro della ‘mamma assassina’, utile solo per le speculazioni di certa stampa”. “La verità emerge perfino dalle contraddittorie motivazioni della sentenza, dove si ammette che la Reginella, priva di ogni sostegno da parte dei familiari, conviveva con Denny Pruscino subendo condotte violente e maltrattamenti da parte del compagno”. I due figli avuti dalla coppia prima di Jason erano stati allontanati dalla famiglia dopo una relazione dei Servizi sociali, perché vittime di ”traumi e lesioni”. Secondo il difensore di Katia, i giudici di appello hanno valutato i fatti ”prescindendo dal contesto familiare in cui si sono svolti”, e non hanno tenuto conto ”della evidente condizione d’infermità mentale dell’accusata, della sua comprovata scarsa capacità di critica e autocritica, dell’inadeguato esame di realtà e del plausibile scompenso di tipo psicotico provocatole dalla morte del figlio”. Prima del processo di primo grado, ricorda infine Di Nanna, ”l’Accusa è arrivata al punto di procedere all’interrogatorio facendo mimare all’imputata, mediante un bambolotto, la condotta assassina del marito”.