Ancona. “Omonimia. Per lo Stato sono morto. Mi hanno tolto anche la pensione”

Riceve a casa una lettera in cui la società di Milano che si occupa del suo prestito chiesto l’anno scorso per aiutare le sorelle anziane e disabili a pagare la retta della casa di riposo, chiede agli eredi il suo certificato di morte, ma lui è vivo e vegeto. Non per lo Stato però che lo considera morto il 17 gennaio scorso, tanto da avergli bloccato la pensione e cancellato il codice fiscale. «Cari eredi inviateci il certificato di morte di Mario Pastori per avviare la copertura assicurativa del prestito per premorienza» il succo della lettera ricevuta nei giorni scorsi da Mario Pastori, 80enne jesino vedovo, maestro di bridge, ex consigliere comunale e molto attivo in diverse associazioni.

«Prima mi sono fatto una risata – racconta lui ironico ma provato, per la situazione kafkiana in cui si è trovato all’improvviso – Ho pensato ad un errore di quelli belli, ma poi già dai primi contatti con gli uffici ho capito che la situazione era a dir poco seria. Raggiunti gli sportelli Inps siamo risaliti al fatto che c’è un omonimo, mio concittadino di due anni più giovane di me, che tra l’altro conosco, che è deceduto lo scorso mese al pronto soccorso di Jesi. Il certificato di morte inviato all’Inps riportava non il codice fiscale del deceduto ma il mio. Che così è stato inserito nel cervellone centrale e poi rimosso. Ora sono praticamente un fantasma che deve dimostrare di essere resuscitato. Vede (mostra il documento, ndr) ho appena fatto il ‘certificato di esistenza in vita’. Mai avrei pensato di dover fare una cosa del genere. Il tutto da corredare di marche da bollo e siamo già a 100 euro».

Mario Pastori, tramite cessione del quinto della pensione con Nuova Banca delle Marche, aveva chiesto un prestito di 15mila euro per poter sostenere le spese, visto che la sua pensione da ex segretario scolastico non bastava per tutte le incombenze famigliari. Riusciva a pagarlo tramite la cessione del quinto della pensione che però ora non ha più. «Mi è stata accreditata sul conto corrente come ogni mese il 2 febbraio la pensione – spiega Pastori – ma me l’hanno richiesta indietro, perché percepita illegittimamente in quanto deceduto. Ora l’addetta Inps vedendomi vivo e vegeto davanti ai suo occhi mi ha annullato la richiesta ‘per decesso non avvenuto’, ma nel frattempo non percepirò più la pensione. Dovranno rifare il codice fiscale e riattivare tutte le procedure dopo aver accertato che son ‘resuscitato’ (scherza, ndr). Ma ci vorranno mesi. Anche gli uffici sono rimasti increduli, non era mai accaduto un caso del genere. Per fortuna Nuova Banca Marche mi ha concesso un fido per le spese, fino a che per lo Stato non tornerò in vita». Il Resto del Carlino