I PIÙ MALIZIOSI non credono alle coincidenze. Ma anche se fosse avvenuto tutto per un bizzarro incastro del destino, sarebbe comunque da preoccuparsi. All’assalto da brividi in autostrada di mercoledì scorso, uno degli attacchi più feroci che si siano mai visti lungo l’autostrada A14 con un furgone blindato rapinato da un commando in stile ‘Ocean Eleven’, sabato sera a Monsano, alle porte di Jesi, è seguita un’irruzione in un megastore pieno di gente a colpi di martelli, mazze e bombe molotov.
Una rapina che per un soffio non è finita nel peggiore dei modi: tre banditi incappucciati hanno assaltato la gioielleria del centro commerciale in cui si trova anche il Mercatone Uno quando ancora la gente stava vedendo i preziosi nelle vetrinette. C’erano parecchi bambini, un disabile, persone anziane. I malviventi hanno avuto la sfrontatezza di lanciare una bottiglia incendiaria contro la cassa, facendo divampare un incendio con le fiamme alte un paio di metri, per poi spaccare a suon di martellate e mazze buona parte delle vetrinette in cui erano custoditi i gioielli, scappando con la miseria di 2500 euro in preziosi. Ora la polizia dà la caccia a una banda dell’Est: l’accento con cui hanno pronunciato qualche parola durante il colpo è inequivocabile.
Con ogni probabilità meridionali quelli dell’A14, banditi dell’Est Europa quelli di Monsano. Nel giro di pochi giorni hanno colpito ai fianchi la regione, togliendole il fiato.
LA VERITÀ è che le Marche ormai non possono più chiamarsi fuori dalla lotta al crimine di spessore. Anzi, l’impressione è che ci sia dentro fino al collo. Ovunque, da nord a sud si verificano episodi di estorsione non più banali, scie di incendi misteriosi ai danni di auto, stabilimenti balneari, locali (i casi recenti della Vallesina e della zona tra Porto Recanati, Civitanova e Porto Sant’Elpidio sono la dimostrazione evidente). L’organizzazione della malavita, la ramificazione su un territorio perlopiù vergine sotto questo profilo, vanno di pari passo con le difficoltà delle forze dell’ordine di far fronte a questa serie di attacchi concentrici. L’assalto al portavalori in A14, anche secondo il questore di Ancona Oreste Capocasa, è da collocare tra gli attacchi malavitosi compiuti dalle «tre, quattro bande altamente specializzate che operano sul territorio nazionale. La rapina non ha a che fare con la criminalità locale, ma con banditi di un livello superiore. Il sistema adottato è perfetto – spiega Capocasa –. La banda sapeva di poter agire in una zona d’ombra delle comunicazioni telefoniche, ha studiato luoghi, vie di fuga, percorsi, tempi d’intervento, modalità di esecuzione. Sapeva che sarebbe entrata in funzione la schiuma autobloccante e aveva già la soluzione. Questa banda è la stessa che ha operato in Sardegna, Toscana, Lombardia. In raccordo con altre forze di altre zone d’Italia e con le procure stiamo facendo un grande lavoro per dare una risposta efficace e in tempi rapidi». Ma intanto il pericolo di una recrudescenza senza controllo esiste, eccome. Lo dimostra il verificarsi di episodi di una gravità assoluta che fino a qualche anno fa erano impensabili nelle Marche.