Ancona. Segrega figlie e moglie: le picchia e le violenta per 30 anni Un marocchino dal ’79 ha abusato della sua famiglia: decenni di stupri e torture

violenza Trattava moglie e figlie come schiave, le sottoponeva a punizioni corporali da tortura, molestava sessualmente due delle sue ragazzine e aveva tentato anche di sodomizzarne una. Per riduzione in schiavitù e violenza sessuale rischia un processo un 58enne di origine marocchina, trasferitosi nell’Anconetano nel 1988 con la moglie, dalla quale ha avuto 5 femmine ed un maschio, nati tra il 1980 ed il 1997 tra il Marocco e l’Italia. Stando a quanto ricostruito dalla Procura, l’uomo avrebbe schiavizzato la moglie sin dal giorno del matrimonio, nel 1979, e la stessa sorte sarebbe toccata alle figlie femmine, punite per le motivazioni più banali.

Addirittura la penultima figlia, ad appena due anni, era stata legata per i piedi e lasciata penzolare a testa in giù perché aveva bagnato il letto. Durante la punizione la madre era stata chiusa in camera, per impedirle di accorrere in soccorso della figlia: la donna, incinta di 4 mesi, si era gettata dalla finestra. Altre due ragazzine più grandi erano state chiuse in una stanza senza acqua né cibo per 4 giorni, perché non avevano fatto trovare al padre il pranzo pronto. Una delle figlie, invece, era stata picchiata con la cintura perché era tornata a casa senza il velo. La moglie era stata gettata a terra e colpita con calci e pugni, presa per i capelli e sbattuta fuori di casa alle 5 del mattino perché non riusciva a far smettere di piangere la nipotina.

Il trattamento peggiore è toccato alle figlie nate nel 1983 e nel 1986, sottoposte a molestie sessuali sin dal 1994. Il padre si appartava con loro in casa sopra un vecchio materasso, oppure approfittava dei viaggi in auto fino alla spiaggia per riservare loro lo stesso trattamento. In un’occasione, quando la moglie era in ospedale per partorire, aveva anche tentato di sodomizzare la più piccola delle due. Le due erano scappate di casa nel 2004, dopo 10 anni di soprusi. A liberare madre e figlie dall’incubo era stato il figlio più piccolo, nato nel 97 insieme ad una sorella gemella, che nella primavera del 2011, nel tema in classe svolto alle elementari, aveva scritto degli orrori subiti dalle donne della sua famiglia. La maestra aveva segnalato tutto ai Servizi sociali, che avevano mandato un’assistente nella casa degli orrori. Madre e figlie erano state portate via e ospitate in una struttura protetta. Il resto del Carlino