Si è messo in contatto con i familiari Giuseppe Antonini lo speleologo di 53 anni che si trovava in Nepal con altri 3 esperti del soccorso alpino al momento del terremoto e che da sabato mattina non aveva più dato sue notizie. L’uomo attorno alle 13.30 ha chiamato il fratello Roberto e la compagna Paola Santinelli utilizzando il telefono di un nepalese, ma la telefonata è stata molto breve perché la batteria era scarica.Giuseppe ha fatto sapere che la collega anconetana Gigliola Mancinelli (foto) è morta, così come Oscar Piazza, esperto del Trentino Alto Adige. Antonini tenterà il prima possibile di raggiungere Kathmandu, non sa ancora se a piedi, in pullman o in elicottero.
Mancinelli e Piazza sono rimasti uccisi dalla valanga che ha distrutto il Langtang village alle pendici dell’Himalaya. Gigliola Mancinelli, madre di due figli era esperta di speleologia e di soccorso. Lavorava anche come medico all’elisoccorso di Fabriano.
Gigliola aveva fortemente voluto quella spedizione nella zona di Langtang , tanto da aver organizzato nei minimi dettagli anche i suoi turni di lavoro per in interferire con il lavoro dei colleghi e garantire l’assistenza al pronto intervento. “Perché lei era così – ha detto oggi Christopher Maria Munch, direttore del reparto di rianimazione dell’ospedale dorico -. Sono sconvolto per la morte di Gigliola, una collega e un’amica“. “Anche se non si avevano notizie – ha aggiunto il medico -, confidando nella sua grande esperienza e nelle sue capacità di speleologa, eravamo convinti che potesse essere ancora viva”. La notizia della morte della donna l’ha data dal Nepal Giuseppe Antonini, anconetano anche lui e membro del gruppo del Soccorso alpino che aveva organizzato la spedizione. Proprio con ‘Pino’, la Mancinelli condivideva la passione per la speleologia e si allenava spesso nei fine settimana.
Il medico anconetano, insieme ai tre colleghi, era tra i dispersi fino alla tarda mattinata di oggi, quando è arrivata la chiamata dell’amico, che ha utilizzato il telefono satellitare di un nepalese. Una telefonata breve, disturbata dalle interferenze e dalla necessità di risparmiare la batteria, ma tanto attesa e carica di tensione. Giuseppe Antonini ha parlato con il fratello e la compagna, giusto il tempo per dire loro che era vivo e stava bene, ma anche della morte dell’amica Gigliola e di Oskar Piazza, lo speleologo trentino che faceva parte del gruppo. Una notizia confermata subito dopo alla Farnesina.
E’ stata una gioia durata pochi secondi quella dei genitori di ‘Pino’, il cui pensiero – tra i singhiozzi – è andato subito ai due figli di Gigliola Mancinelli. “Non ci sono parole per esprimere il dolore che proviamo per la morte di Gigliola – ha detto la mamma di Giuseppe Antonini -. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo per Giuseppe, ma il dolore resta”. Roberto, fratello di Giuseppe, ha spiegato che “in queste ore di ansia, famiglia e amici si erano aggrappati alla convinzione che Giuseppe fosse vivo, confidando sulla sua esperienza decennale di speleologo e che proprio questa l’avrebbe aiutato a cavarsela anche in una situazione così estrema”.
Fiducia massima, anche quando non c’era alcuna certezza dal Nepal: “Abbiamo pensato che non ci contattasse per l’impossibilità di ricaricare il telefono satellitare“. La ricostruzione di quanto è accaduto alla missione esplorativa dei quattro italiani nella zona di Langtang è ancora frammentaria: il gruppo potrebbe aver trovato riparo in una casa del villaggio, a una trentina a nord della capitale Katmandu, dove è stato sorpreso dalla prima scossa, devastante. La casa si sarebbe letteralmente sbriciolata addosso, ferendo a morte la Mancinelli e Piazza, mentre il genovese Giovanni Pizzorni avrebbe riportato alcune fratture e Antonini è uscito illeso dalle macerie. Antonini nei prossimi giorni raggiungerà al più presto Katmandu, anche a piedi, per poi fare rientro in Italia. Il Resto del Carlino