Andermann, Flaiano viaggiatore incantato in Oceano Canada

”Il Canada è come l’ Abruzzo… solo un po’ più grande”. Così Ennio Flaiano spiegò l’ amore per quel pezzo di mondo che 50 anni fa decise di raccontare con il regista Andrea Andermann in una serie trasmessa dalla Rai. Per lo scrittore, sceneggiatore e giornalista di Pescara fu una prova nuova, poco attratto com’era dalla tv. A mezzo secolo di distanza, quel documento torna con tutta la forza visiva del bianco e nero, la voce dello scrittore e la potenza di un testo lucido e asciutto, senza concessioni alla nostalgia e ai romanticismi sul rapporto uomo e natura per svelare il profilo di paese poco conosciuto, vasto 34 volte l’ Italia e abitato allora solo da 21 milioni di persone. Rai Cultura proporrà ”Oceano Canada” su Rai Storia il 16 gennaio, lo stesso giorno in cui fu trasmesso nel 1973, nella versione di un lungometraggio di un’ ora e mezza firmata da Andermann. ”E’ decisamente un’ altra cosa – dice all’ ANSA il regista – la riscrittura totale dalle cinque puntate. E’ una promessa che dopo tanto tempo posso mantenere perché con Flaiano avevamo già pensato di farne una versione breve”. Andermann, regista raffinato e produttore di capolavori della lirica in film in diretta per la TV come ‘Tosca, Traviata, Rigoletto e Cenerentola, ha doti di affabulatore suadente, un fiume in piena di ricordi dell’esperienza canadese con il suo compagno speciale. ”All’ epoca avevo 20 anni ed ero l’ aiuto regista di Franco Zeffirelli. Amavo già molto Flaiano e mi avvicinai a lui pensando a un taccuino di viaggio con lui per passione verso la sua scrittura straordinariamente adatta ad un racconto audiosiviso. Tutto nasce dall’ idea di un paese da scoprire che lui amava”. Vi era stato con un regista canadese francofono per un progetto con la sua sceneggiatura che non andò in porto intitolato ”Il viaggiatore incantato”.
‘Gli dissi che non volevo fare un documentario e poteva prendersi il rischio di fare una cosa con la massima libertà creativa – ricorda Andermann – E in Oceano Canada ebbi la fortuna di avere la collaborazione per la colonna sonora di Leonard Cohen, che veniva di notte nel mio albergo a Montreal a farmi sentire al pianoforte le sue canzoni ed è stato di grande ispirazione”. Flaiano accettò la sfida di fare ”qualcosa di diverso dalla tv di quegli anni e ancor più diverso da quello attuale”. Un lavoro incentrato sulla forza dello scrittore, ”lo scavalcamento dei generi, che alcuni considerano invece una dispersione del suo straordinario talento”. Dal viaggio, durato oltre due mesi, uscirono cinque puntate a tema. ”Il racconto è condizionato da lunghi piani sequenza, Flaiano compare molto in scena. Filmammo molto, il montaggio fu lungo. Purtroppo lui morì nel novembre 1972 e non riuscì a vederlo. Lo farà ora e spero che vi si riconosca”. La macchina da presa si concentra sul racconto di quattro personaggi fuori dalle grandi città ”dove la solitudine è la chiave dell’ esistenza”, accomunati dalla consapevolezza di far parte di un mondo destinato a scomparire. Rufus, l’ indiano Piedi Neri tornato nella riserva, parla di una ”terra che comincia a marcire” per l’ azione dell’ uomo spinto solo dal denaro e dalla velocità. Ecco poi il cowboy mormone Wallace che sogna di andarsene con la famiglia in Argentina perche in America la terra appartiene soltanto alle grandi società. Poetica e commovente è la sua lunga cavalcata per accompagnare la partenza in auto degli amici italiani. E ancora il lungo capitolo ai confini dell’ artico tra gli Innuit, con il pescatore eschimese Walkie preoccupato dai rapidi cambiamenti, dai bambini che non conoscono più la loro lingua d’ origine e dalla presenza della base militare per il controllo dei missili russi. L’ultima pagina è dedicata a Laverna, bambina Innuit figlia di un cacciatore di orsi partito cinque anni prima e mai più tornato, destinata ad essere trasferita in un collegio, che gioca nel cimitero accanto alla tomba del nonno e del cuginetto morto soffocato. Non è mai stata una grande città e vorrebbe farsi portare a Roma ”per vedere come è fatta”. Andermann avrebbe voluto rintracciarla ma ha scoperto che è morta l’anno scorso.
”Flaiano è una coscienza permanente per chi vuole guardare al mondo e alle sue bruttezze anche con ironia – dice -. E’ nota la ferocia della sua satira ma dietro c’è sempre un uomo straordinario tra incanto e disincanto. Sapeva andare in profondità nell’ animo umano. Flaiano è troppo diverso, è tante cose e adesso gli si rende giustizia”.


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