Il progetto di un resort super lusso 8 stelle in un atollo da favola, un investimento ‘sicuro’ per il quale si sono spese star internazionali del cinema e della musica come John Travolta e Andrea Bocelli, diventati a loro insaputa testimonial di una truffa internazionale promossa sfruttando i loro nomi. Determinante per le indagini, la collaborazione che ad esempio Bocelli ha dato ai finanzieri, che hanno arrestato 7 persone e sequestrato beni per 18 milioni di euro – tra immobili, terreni, quote societarie, autovetture e conti correnti – nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla procura di Busto Arsizio. Missione: rastrellare milioni e milioni di euro per costruire un fantomatico, irrealizzabile resort nel paradiso delle isole del Belize, ultravincolato.
Il fantomatico resort. Il lussuosissimo resort, in un primo momento, sarebbe dovuto sorgere nella Repubblica Dominicana. Poi, per un problema di autorizzazioni, la realizzazione del progetto è diventata ancora più ambiziosa e trasferita nell’atollo Blue Hole al largo delle coste del Belize. Le due isole sulle quali sarebbe dovuto sorgere il resort non sono di proprietà della Puerto Azul International Holding Corp. (con sede nelle Bahamas), nonostante i promotori e i contratti utilizzati per la raccolta fondi affermassero il contrario, né mai le ville avrebbero potuto essere costruite in quanto la zona è assolutamente inedificabile poiché soggetta a rigorosa tutela ambientale.
Le star. Il castello truffaldino si è avvalso di roboanti eventi propagandistici e del coinvolgimento, tramite del noto manager Oscar Generale, di star hollywoodiane e artisti internazionali, vedi John Travolta e Andrea Bocelli, la cui immagine è stata strumentalizzata e usata per presentarli come ambasciatori del progetto e soci della Puero Azul International Holding di Giannini e La Rosa (capitale socile un miliardo di dollari, solo “prospettato”). Le star, oltre a risultare del tutto estranee al fantomatico progetto, hanno fornito, come nel caso del Bocelli, un rilevante contributo alle indagini.
Il rastrellamento del denaro. In qualche anno, mediante il sistematico imbonimento di ignari risparmiatori, allettati dalla falsa prospettazione di altissimi rendimenti economici in relazione a strumenti finanziari, sono state raccolte somme di denaro di decine di milioni di euro. Giannini si è avvalso, nel tempo, di circa 40 collaboratori, opportunamente istruiti (assicuratori, consulenti e promotori finanziari, tra cui spiccano le figure di A.O., Bocchia Claudio e Giammarco Roberto), i quali hanno rappresentato la “rete” di agenti deputati all’abusiva raccolta, nel territorio italiano, di fondi da investire nell’iniziativa immobiliare.
Occasione per grandi evasori e anziani risparmiatori. Le indagini hanno permesso di accertare, che la società si rivolgeva a facoltosi imprenditori che avevano necessità di reinvestire denaro frutto di evasione fiscale delle proprie aziende (il caso più eclatante ha riguardato la somma di 6,5 milioni di euro), o anche ad anziani raggirati e spogliati dei risparmi (su tutte, la vicenda di un 90enne truffato per 700mila euro con una firma falsa sia sul contratto di investimento che su un assegno bancario).
Il vortice finanziario. Il promotore, dopo aver individuato il cliente, proponeva la “diversificazione” del portafoglio; successivamente, il cliente veniva condotto presso gli uffici di Lugano della Dgh Sagl (holding facente capo a Giannini Domenico), dove gli venivano illustrati il plastico del progetto e un video accattivante sull’atollo del Belize. Poi si passava alla stipula dei falsi contratti (esempio di “time sharing immobiliare”) e all’investimento con bonifici deviati su conti “di sponda” creati ad hoc in Svizzera, Lussemburgo e Belize per eludere la vigilanza delle banche. Il denaro raccolto, dopo essere transitato su conti correnti in Lussemburgo e Belize, tornava, in buona parte, su conti svizzeri nella disponibilità di Giannini, che lo utilizzava per sé e per pagare la rete dei suoi agenti in modo da continuare ad alimentare la truffa. La Repubblica