Andrea Scanzi. ”La battaglia di Marzabotto” di Renzi

andrea scanziParagonando Renzi a Pinochet, Di Maio ha detto una gran cazzata. Prima di correggersi, aveva pure collocato Pinochet in Venezuela e non in Cile. Per quest’ultimo errore storico-geografico è stato disintegrato. Anche da Renzi. E ci sta. Quello che non ci sta è il doppiopesismo. Se sbaglia un 5 Stelle se ne parla per mesi, se sbaglia Renzi non ne parla nessuno. Ieri sera, mentre le prendeva da Smuraglia (Anpi) alla Festa de l’Unità di Bologna, Renzi è riuscito a parlare di “battaglia di Marzabotto”. Un errore gravissimo per un Presidente del Consiglio, tenendo conto oltretutto che Renzi stava facendo finta di avere a cuore la storia (“questo governo è orgoglioso di aver messo più soldi di qualsiasi altro governo a tutela della memoria”. Come no). Da storico infallibile, Renzi ha parlato della famosissima “battaglia di Marzabotto”. Che ovviamente non esiste. Forse Renzi si confonde con quella di Stalingrado, o con le battaglie che faceva sin da piccolo con l’intelligenza (perdendole tutte). Quella di Marzabotto, e non solo Marzabotto, non fu una “battaglia”: fu un eccidio spaventoso. Una strage perpetrata dai nazisti contro la popolazione italiana (civili, non soldati). Uno dei più gravi crimini di guerra del Novecento. Un crimine che un politico dovrebbe conoscere benino, se non benissimo. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 furono uccise 770 persone, che non combatterono alcuna “battaglia”: vennero trucidate. Donne, bambini, anziani. Tutti. Detto che il paragone Renzi-Pinochet è delirante e fa storia a sé, le due gaffe (Cile/Venezuela e Strage/battaglie) sono analoghe. E allora mettiamoci d’accordo: o è un errore grave per entrambi, allora si bastona entrambi; oppure è una gaffe da nulla per entrambi, e allora si minimizzano entrambe le soluzioni. Temo che amplificare un caso e sottacerne uno analogo non sia giornalismo: sia propaganda. Ops.