Andrea Zafferani (AP) intervento in Consiglio

Inizio il mio intervento ritornando con la mente agli inizi del 2009, quando si manifestarono i primi problemi nel rapporto con l’Italia ed in particolare le criticità nel rapporto fra i due sistemi finanziari e i due sistemi fiscali. All’epoca, molti in quest’aula e nel Paese gridarono allo scandalo, all’attacco ingiustificato da parte italiana, al fatto che dovevamo andare a Roma battendo i pugni sul tavolo e chiedendo contropartite perchè il nostro è uno Stato sovrano e meritava rispetto e considerazione e criticando il Governo perchè a loro dire non andava a trattare in maniera abbastanza incisiva; poi è passato il tempo, i risultati non sono arrivati e quando il Governo ha iniziato a spiegare all’interno e all’esterno della Repubblica l’incomprensibile atteggiamento italiano, vista anche l’ampia disponibilità data dall’intero CGG nel Giugno 2010 a trattare su tutto, allora si è iniziato a dire che dovevamo cedere praticamente su tutto pur di firmare e che non era il caso di alzare la voce.

 

Certo, qualcuno dirà che tutto è accaduto per colpa del Governo, che è stato incapace di trattare difendendo adeguatamente San Marino, e che quindi le posizioni sono mutate perchè è mutato il contesto a causa, appunto, dell’incapacità del Governo. Altri non condividono questa idea e parlano quindi di posizioni strumentali al solo scopo di attaccare il Governo stesso. Ma qui entriamo nel campo delle opinioni, e non è oggetto di questo dibattito.

 

Ma perchè ho ricordato questa cosa? L’ho ricordata perchè anche oggi siamo di fronte ad una scelta di sistema, così come lo eravamo (e lo siamo tuttora) rispetto agli accordi in materia fiscale e finanziaria col nostro vicino. Oggi come allora abbiamo a che fare con una controparte molto più grande e potente di noi; oggi come allora abbiamo obiettivi diversi, perchè l’Europa non sembra aver intenzione di integrare a pieno titolo i Piccoli Stati al suo interno, per tante ragioni di natura politica ed istituzionale, mentre molti di noi vorrebbero l’adesione piena all’UE; oggi come allora invochiamo la sovranità di San Marino, la nostra storia, il rispetto che merita, la sua diversità rispetto agli altri piccoli Stati; oggi come allora condanniamo la politica del Governo che riteniamo timida perchè non in grado di andare a trattare con l’UE in posizione di forza, pretendendo l’applicazione degli articoli del Trattato che regolano il processo di adesione.

 

Oggi come allora ci concentriamo su cosa vorremmo anziché su cosa possiamo ottenere.

Io credo che rispetto a temi del genere, l’approccio pragmatico debba prevalere su quello ideologico.

 

Siamo riusciti ad aprire un dialogo stretto, molto stretto, con le istituzioni europee, muovendoci in parte da soli ed in parte assieme ai Piccoli Stati; un dialogo che da tempo non si registrava. Ci sono incontri molto fitti, interessamenti delle massime istituzioni europee, trattative concrete. Credo che sia la prima volta dopo tanto tanto tempo che siamo vicini ad un risultato, quello di un Accordo Quadro valido per i piccoli Stati e adattabile alle esigenze di ognuno di essi. Può piacere, non piacere, essere ritenuto insufficiente, ecc…ma è un risultato a portata di mano e che ci darebbe una maggiore integrazione europea attraverso l’applicazione delle 4 libertà fondamentali che faciliterebbero la nostra economia reale, darebbero uno sbocco concreto al di fuori dai nostri confini al nostro sistema finanziario, permetterebbero ai nostri cittadini di muoversi in libertà all’interno dell’Unione Europea, di andare a lavorare fuori senza essere trattati come extracomunitari, forse di accedere a finanziamenti e prestiti di ultima istanza dalle istituzioni finanziarie comunitarie, tema per noi oggi davvero centrale. Allo stesso tempo avremmo la possibilità di negoziare le deroghe che ci occorrono con molta più facilità, essendo l’Accordo tutto da fare e tutto da riempire di contenuto. L’approccio è flessibile, ma la cosa più importante è che c’è finalmente la volontà delle Istituzioni Comunitarie di giungere ad una soluzione accettabile per i Piccoli Stati, ed in tempi brevissimi (visto che si parla del 20 Giugno come data possibile per una prima proposta operativa concreta).

 

Io credo che sia una possibilità per noi non solo da non scartare, ma anche da accettare di buon grado, visto che da un lato noi abbiamo bisogno di più integrazione, specie a livello economico, in tempi brevissimi, che da un altro lato questo ci consente un approccio graduale all’acquis communitario e un adeguamento graduale per l’Amministrazione, e infine che questa strada non preclude assolutamente la richiesta futura di adesione all’UE.

 

È possibile che in quest’aula, invece che discutere di cosa vogliamo o vorremo portare al tavolo della trattativa, delle deroghe da chiedere rispetto alle 4 libertà fondamentali, delle questioni su cui vogliamo tenere una posizione differenziata rispetto ad altri piccoli Stati, ecc…dobbiamo concentrarci solo sul demolire questa possibilità che ci si apre dicendo che non è sufficiente e che ci vuole di più, anche se questo di più ha dei tempi più lunghi e non è detto che vada a buon fine?

 

Mi sembra di essere tornato ai tempi in cui, con l’Italia, chiedevamo contropartite perchè volevamo ottenere il massimo, non accontentandoci di ciò che si poteva ragionevolmente portare a casa; alla fine abbiamo ottenuto niente, e non vorrei che anche oggi con questo modo di porsi non andassimo a finire nello stesso modo…