ANNA MARIA NERI CECCOLI SCRIVE AL PRESEDENTE DELLE COMUNITA’ PAOLO GHIOTTI

Caro Paolo e cari membri dell’Ufficio di Presidenza, ho letto con attenzione l’articolo siglato (perché non si firmano?) da 5 cittadini sammarinesi residenti negli Stati Uniti su San Marino oggi del 7 gennaio 2011 ed esprimo il mio parere. A parte il tono critico nei confronti dell’attuale direttivo che non condivido e non ritengo utile alla nostra causa, posso essere d’accordo su certi punti. Credo anch’io che sarebbe opinabile un maggior dialogo con i rappresentanti del Governo e che si risolvano i contrasti solo con soluzioni condivise e utili sia a noi che al Paese.
Però  ritengo che le proposte fatte dai cinque che sono dietro le loro iniziali avrebbero dovuto esser portate in Consulta e lì discusse e democraticamente sottoposte all’assemblea. 

In quanto alla tavola rotonda, qualcosa di simile esiste già e si chiama Consulta,  perché qui si incontrano e si scontrano “tutti” i rappresentanti delle Comunità e i rappresentanti di “tutte”le realtà politiche del Paese.

Comunque se ci venissero concessi altri incontri fuori della Consulta ne sarei ben felice, come lo sareste, immagino, tutti voi, ma in questo caso non avrebbe senso chiedere alle Comunità che scelgano due persone per incaricarle degli incontri.

Le Comunità hanno già scelto i propri rappresentanti e solo questi hanno titolo per confrontarsi con le istituzioni e per portare avanti le decisioni condivise riportate dalla risoluzione conclusiva della Consulta.

Questo credo che il Presidente e l’ufficio di Presidenza, che sono stati tirati in ballo in questo articolo, dovrebbero farlo presente.

Come dovrebbero far presente che è assurdo pensare di boicottare la Consulta per ritorsione contro i Governi che non ci ascoltano, perché facendolo danneggeremmo solo noi stessi, visto che nella Consulta abbiamo l’unico organismo di rappresentanza istituzionale dei cittadini all’estero.

Caso mai la Consulta dovrebbe essere potenziata e rafforzata e dovrebbe essere rispettata per lo meno dai suoi componenti, cioè dai cittadini all’estero che rappresenta.

Il non farlo è l’unico motivo per cui si rischia “lo sfascio delle Comunità”

Quindi:

1) d’accordo che ci vorrebbe maggior dialogo fra noi e il Governo.

2) d’accordo che solo con soluzioni innovative e condivise possiamo trovare la soluzione ai contrasti fra i cittadini all’estero e chi governa il Paese.

Ma il dialogo presuppone anche un’apertura a concessioni reciproche e bisogna avvicinarcisi  con spirito conciliante dalle due parti.

Non so fino a che punto possano farlo i rappresentanti della Consulta che sono vincolati dalle decisioni dell’assemblea che hanno il compito di realizzare.

3) Assolutamente non sono d’accordo di scavalcare in questo modo la Consulta, che non va boicottata ma rafforzata, perché solo la Consulta ci tiene uniti e ci permette di dialogare ed assumere decisioni votate democraticamente da tutte le Comunità.

Il suo direttivo, votato democraticamente dall’assemblea, è il solo ad avere titolo di portavoce dì tutte le Comunità.

E dal momento che il direttivo non agisce “motu proprio”, ma è portavoce delle decisione dell’assemblea, così come recita il regolamento, non gli si possono contestare le decisioni prese o non prese autonomamente.

Se con questo direttivo non siamo d’accordo l’unico modo di cambiarlo è con un voto contrario al momento dell’elezione.

4) Riguardo ai cinque scriventi, se  intendono esprimere dei pareri a titolo personale si può solo osservare che non conoscono o non vogliono rispettare le regole che ci siamo liberamente date.

Se invece si arrogano il diritto di parlare a nome delle loro Comunità appare chiaro che non ne hanno titolo, perché i presidenti delle rispettive comunità hanno preso parte all’ultima Consulta e ne hanno votato la risoluzione conclusiva come tutti gli altri.

5) Queste sono cose che tutti sappiamo e che dovrebbero sapere anche i cinque “firmatari” dell’articolo riassunto dal giornale.

Per questo penso che vada chiarito il movente che spinge questi cittadini ad agire in modo unilaterale rispetto a quanto deciso ufficialmente dalle 25 Comunità e che, almeno da quanto si può desumere dall’articolo, sembrano intenzionati a danneggiare la Consulta, forse a distruggerla, tanto che molti si domandano: “per sostituirla poi con che cosa?”

Autorizzo il presidente Paolo Ghiotti a trasmettere questo messaggio a tutte le Comunità e, se lo crede opportuno, anche al quotidiano di riferimento,

Anna Maria Neri Ceccoli.