Anno giudiziario, Davigo parla a Milano e gli avvocati lasciano l’aula. Presidente corte d’Appello: ‘Stop prescrizione? Qui ricadute contenute’. Poniz: ‘Intollerabile lezione di garantismo da politica’

Dopo aver chiesto di censurare Piercamillo Davigo, gli avvocati della Camera penale di Milano hanno deciso di contestarlo e non ascoltarlo: in protesta contro il consigliere del Csm ed ex pm di Mani Pulite, hanno lasciato l’aula del Palazzo di giustizia di Milano, dove si tiene l’inaugurazione dell’anno giudiziario, non appena ha preso la parola. I penalisti si erano rivolti al Csm per chiedere di “bloccare” la presenza di Davigo, rivendicata e sostenuta invece dai magistrati che hanno sottolineato il tentativo di bavaglio messo in atto dagli avvocati: “Volete sanzionare la libera manifestazione del pensiero“. I legali hanno deciso di protestare comunque, sventolando tra le mani cartelli con scritti gli articoli 24,27 e 111 della Costituzione, che a loro dire, sono stati violati dalla riforma della prescrizione . Durante la protesta degli avvocati, dall’Aula Magna è partito l’urlo “Si levi il cappello e si vergogni” rivolto al legale Gianmarco Brenelli che si era alzato in piedi esponendo uno dei cartelli davanti a Davigo. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz, ha definito la protesta “gravemente impropria” perché “vorrebbe negare la presenza stessa, e la voce, ad un interlocutore, persino nella sua veste istituzionale”. Nel suo intervento, il numero uno del sindacato delle toghe ha parlato quindi di “ostracismi preventivi e veti ad personam che contraddicono apertamente non soltanto il metodo del confronto delle idee, ma quei valori stessi, di fondamento costituzionale, ai quali si pretende di ispirarsi“. Ma si è scagliato anche contro chi oggi “dal mondo della politica” pretende di impartire una “lezione di garantismo” dopo aver introdotto “le più irrazionali ed ingiusteriforme sostanziali e processuali”.

Dopo essere stato costretto a interrompere il suo intervento per via delle urla, Davigo ha proseguito e concluso il discorso senza fare alcun riferimento allo scontro di questi giorni con gli avvocati sulla prescrizione: l’ex pm di Mani Pulite è finito nel mirino dei penalisti dopo l’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano sul tema della prescrizione e in generale sulla riforma della giustizia. Il magistrato ha invece ricordato “le tristi vicende che hanno colpito il Consiglio superiore della magistratura” con il caso Palamara e ha citato il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla vicenda, ricordando la reazione dello stesso Csm e in particolare “della sezione disciplinare” per “fugare qualsiasi idea di giustizia domestica e indulgente“. Davigo ha quindi sottolineato che sono state cinque le rimozioni e 13 le sospensioni da incarichi e stipendi, tralasciando le sanzioni disciplinari minori. Questo è “un indice di fermezza” perché “l’indipendenza della magistratura implica un comportamento corretto“.

“Questo non è un gesto contro il singolo Davigo, contro alcune idee che hanno frequentato i suoi ultimi discorsi. Noi non siamo contro di lui ma siamo a difesa dei diritti dei più deboli, degli ultimi, degli imputati e delle vittime, a favore della corretta applicazione dei principi costituzionali che sono quelli che abbiamo esposto nei nostri cartelli”, ha detto il presidente della Camera penale Andrea Solianiparlando della protesta organizzata a Milano. Il presidente dell’Anm Poniz, nel suo discorso, ha però criticato anche nel merito la contestazione alla riforma della prescrizione: “Quello, ancora, che troviamo oggi intollerabile è la lezione di garantismo che pretenderebbe di impartire chi, dal mondo della politica, non ha esitato a introdurre a suo tempo le più irrazionali ed ingiuste riforme sostanziali e processuali. E, per rimanere sul terreno stesso della prescrizione, a modificarla nel 2005 con una disciplina piegata a contingenti esigenze (e subito fulminata da una Sentenza della Corte Costituzionale) e costruita su princìpi intimamente irrazionali, forieri di effetti irragionevoli, quale, tra gli altri, l’enorme impatto della recidiva sulla durata del tempo per prescrivere“, ha sottolineato Poniz.

BLOCCO PRESCRIZIONE? A MILANO RICADUTE CONTENUTE” – A Milano è intervenuta anche la presidente della Corte d’Appello di Milano Marina Tavassi che in un passaggio del suo discorso ha invece affrontato il tema dello stop alla prescrizione: “Fra le numerose altre riforme del settore penale, vanno certamente prese in esame le problematiche connesse alla discussa riforma della prescrizione”, ha detto Tavassi, sottolineando però che “i temuti effetti del blocco o della sospensione della prescrizione avranno per la nostra sede giudiziaria una ricaduta contenuta in termini numerici e di possibile dilatazione dei tempi del giudizio”. “I dati statistici dei Tribunali e della Corte – ha proseguito Tavassi – testimoniano che il crescente miglioramento della funzionalità complessiva del sistema determina una costante diminuzione dei casi di prescrizione” che nel distretto giudiziario milanese ammontano al 2,91% del totale, una percentuale “di gran lunga inferiore al dato nazionale che è pari al 24%“. Tavassi ha però aggiunto: “Se la prescrizione rappresenta una patologia del sistema, al tempo stesso l’istituto della cosiddetta sospensione non può essere un rimedio all’irragionevole durata del processo, problema che deve essere risolto per altre vie”.

A ROMA PRESCRITTO UN PROCESSO SU DUE – Nel 2019 nel distretto del Lazio “i processi prescritti sono stati 19.500 su un totale di 125mila, pari al 15%. Di questi 48% in appello (7.743) e 10% al Gip-Gup (7.300), 12% al dibattimento monocratico (4.300), 118 al collegiale (5%). La prescrizione colpisce maggiormente nei processi per cui c’è condanna in primo grado e quindi quasi uno su due a Roma in Appello“. Lo afferma il presidente della Corte d’Appello di Roma, Luciano Panzani, nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “L’elevato numero delle prescrizioni – aggiunge Panzani – è stato determinato dal notevole ritardo nell’arrivo del fascicolo in Corte dopo la proposizione dell’atto di appello, cui si è aggiunto il tempo necessario per l’instaurazione del rapporto processuale, spesso condizionato da vizi di notifica“. Per Panzani “questo però è il risultato del collo di bottiglia a cui si è ridotto l’appello. Il Ministero ha finalmente previsto l’aumento delle piante organiche delle Corti di appello: nove consiglieri in più a Roma e a Napoli. Per Roma significa 2mila sentenze penali in più all’anno. Un progresso, non la soluzione del problema, anche se Roma in pochi anni è passata dalle 10mila sentenze penali all’anno del 2014-2015 alle 16mila del 2019, con un aumento, al netto delle sentenze di prescrizione, di 3mila sentenze penali all’anno”.

PROTESTE ANCHE A NAPOLI E ANCONA – Sono entrati in manette contro la riforma della prescrizione i membri dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, presieduto da Antonio Tafuri, durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Gli avvocati, in toga, sono entrati ammanettati nella Sala dei Baroni, nel Maschio Angioino, dove si svolge la cerimonia, in aperta polemica con la riforma Bonafede. Sit-in con striscione degli avvocati della Camera penale anche ad Ancona. Protestano contro le “gravi carenze del sistema giustizia” che impediscono di “garantire la difesa dei diritti dei cittadini costituzionalmente previsti”.

Il Fatto Quotidiano