Anpi, scoppia la guerra civile. Fuori chi si schiera per il SI al Referendum costituzionale

Schermata 2016-05-18 alle 09.58.01Perso ormai da decenni il mito dell’unità e della compattezza del Partito (inteso come comunista), ora in Emilia-Romagna viene scossa alle fondamenta la solidità di un’altra istituzione che ha dominato lo scenario politico dal dopoguerra a oggi, l’Anpi, l’associazione dei partigiani. Detonatore, il referendum costituzionale di ottobre. Che non solo ha messo l’associazione in contrasto con buona parte del Pd locale, ma ha provocato preoccupanti crepe dentro l’Anpi stessa. Il perché è presto detto: l’associazione, da tempi non sospetti, si è sempre dichiarata contraria alla riforma della Carta voluta dal governo Renzi e poi approvata dal Parlamento. Un orientamento espresso pubblicamente dal numero uno nazionale, Carlo Smuraglia, fin dallo scorso inverno.

Fin qui, nulla di strano. I problemi sono sorti quando la decisione di schierarsi per il ‘no’, si è, nei fatti, tramutata in un divieto per gli iscritti di sostenere le ragioni del ‘sì’ in modo pubblico e a nome dell’Anpi. Un primo strappo, piuttosto clamoroso, è avvenuto una decina di giorni fa da parte di un iscritto molto particolare, il segretario del Pd emiliano-romagnolo, Paolo Calvano, che ha pubblicamente detto, durante l’ultima direzione nazionale dei democratici, che avrebbe disobbedito alle direttive dell’associazione e fatto campagna al favore del ‘sì’. Oltre alla frattura con il ‘partitone’ – inedita a queste latitudini –, l’Anpi ha iniziato a fare i conti anche con le crepe interne. Il coordinatore dell’Emilia-Romagna, il ravennate Ivano Artioli, ha espresso qualche giorno fa al
Corriere tutte le sue perplessità sulla posizione presa dai vertici nazionali.

La conseguenza? Un bel deferimento alla commissione di garanzia da parte del segretario nazionale, così come i numeri uno delle sezioni di Trento e Bolzano. Artioli ora invoca «unità» contro sfide ben più importanti – come l’affermazione di CasaPound in Alto Adige o i governi europei guidati «da persone che manifestano la loro vicinanza al fasciamo e al nazismo» –, ma non arretra: «È così urgente battersi per contrastare la riforma della Costituzione quando ci troviamo davanti a problemi di grande gravità?».
Nel Bolognese c’è poi chi è andato addirittura oltre: a Loiano, comune dell’Appennino, Renato Tattini si è dimesso dalle cariche ricoperte nel suo circolo Anpi e ha rinunciato all’iscrizione all’associazione per il 2016. Dopo quarant’anni di ininterrotta militanza. «Sono convinto che certi proclami tesi a condizionare gli associati – ha detto Tattini – non funzionano e anzi producono effetti contrari. Non solo, infatti, ho deciso di aderire a un comitato per il ‘sì’, ma ne organizzerò uno io stesso».