
(di Silvia Lambertucci) (ANSA) – POMPEI, 10 GEN – Scene mitologiche, quadri erotici,
racconti per immagini. Un tripudio di natura e di cultura per
solleticare i sensi e l’intelletto, con un caleidoscopio di
colori e di immagini da cui oggi come allora è difficile
staccare gli occhi. E poi il giardino, affollato di statue,
fontane, cespugli odorosi, giochi d’acqua. Chiusa al pubblico
per quasi vent’anni, eccola in tutto il suo ritrovato splendore
la Casa dei Vettii, gioiello tra i più conosciuti e celebrati di
Pompei, affascinante per la sua storia e per la raffinatezza dei
suoi ambienti, le pitture studiate in tutto il mondo. “Una casa
simbolo, una cappella Sistina di Pompei”, sottolinea all’ANSA il
direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel nel giorno
dell’inaugurazione con il ministro della cultura Gennaro
Sangiuliano.
Gli scavi che la riportarono alla luce risalgono alla fine
dell’Ottocento, ma anche il restauro che si presenta oggi ha
radici lontane, studiato dalla metà degli anni Novanta del ‘900,
quando le pesanti coperture in cemento realizzate negli anni
Cinquanta cominciarono a mostrare la loro caducità e convinsero
il soprintendente di allora a chiuderla in parte per paura dei
crolli. Avviato per la prima volta nel 2002 e poi ripreso nel
2016 sotto la direzione dell’allora direttore Massimo Osanna, il
cantiere ha impegnato in questi anni decine di diverse
professionalità, dagli archeologi e i restauratori agli
architetti, dagli ingegneri strutturisti agli esperti di
giardinaggio. Davvero una grande sfida, “nel panorama dei beni
culturali uno dei cantieri più complessi e impegnativi degli
ultimi decenni”, sottolinea Zuchtriegel. Perché c’era il
problema strutturale delle coperture, rese ancora più fragili
dal terremoto dell’Irpinia. Ma pure le straordinarie pitture
erano in pericolo per un restauro fatto in passato, con un
strato di cera che avrebbe dovuto farle risplendere e che invece
le aveva rese opache, polverose, in alcuni casi illeggibili.
“Rimuovere quella cera è stato un lavoro spaventoso, ma anche di
grandissima soddisfazione”, raccontano ora i restauratori,
perché ha riportato alla luce particolari incredibili.
Restaurato e riallestito è tornato a splendere pure il giardino
circondato dalle colonne del peristilio, dove sono state
ripristinate le condotte d’acqua e le piccole fontane. E dove
sono tornate le statue, seppure in copia perché si è deciso di
proteggere gli originali lasciandoli al coperto in altri spazi
espositivi del parco. Tra queste c’è il particolarissimo Priapo
che in questo giardino, duemila anni fa, stupiva gli ospiti con
i suoi zampilli d’acqua. Situata nella parte più ricca della città proprio di fronte
ad un’altra sontuosa abitazione, quella degli Amorini dorati, la
Casa dei Vettii apparteneva ai fratelli Aulo Vettio Restituto e
Aulo Vettio Conviva, liberti diventati ricchi con il commercio
del vino, facoltosi al punto da entrare con tutti gli onori
nella società pompeiana, tanto che uno di loro faceva parte del
collegio degli Augustali. Acquistata la casa, che esisteva dal
II sec. a. C e che con i suoi 1100 metri quadrati equivaleva ad
un taglio medio nel lusso di allora, i due la fecero restaurare
senza badare a spese, ricorrendo alle maestranze più qualificate
della città. In tutti gli ambienti di questa loro favolosa
abitazione vollero pitture raffinate eseguite con l’eclettismo e
lo sfarzo del cosiddetto “quarto stile”, quello che andava di
moda appunto nella prima metà del I sec. d.C.
Nelle varie stanze attorno al primo atrio o affacciate sul
peristilio abbondano scene mitologiche e anche scene erotiche,
accompagnate da una miriade di particolari, tra tutti una sorta
di festone con amorini impegnati nella preparazione di un
banchetto, che il restauro ha praticamente riportato alla luce,
rendendone leggibile ogni infinitesimo particolare. Ovunque ci
si giri in queste stanze il colpo d’occhio, è da perdere il
fiato, tra fregi e racconti mitologici ci sono quadri che per
raffinatezza e delicatezza della pennellata, per la vivacità
delle cromie, appaiono modernissimi, quasi risalissero alla
fine del ‘700. Forse tra le immagini più popolari e conosciute,
anche il Priapo con l’enorme fallo poggiato sul piatto di una
bilancia – che i due fratelli vollero all’ingresso di casa come
segno di prosperità – ha ritrovato i suoi colori. Nell’atrio le
due casseforti sottolineano ancora una volta la ricchezza dei
proprietari che disponevano anche di una stalla con ingresso
autonomo su un’altra via. Eppure al di là dello stretto
corridoio dove una scala conduceva al secondo piano, non mancano
anche qui le tracce della vita degli ultimi, dalla cucina, con
ancora le pentole i treppiedi, i bracieri, ai piccoli ambienti
nudi per la servitù, fino allo stanzino tappezzato di scene
erotiche che si ipotizza ospitasse la prostituta Eutychis, “greca e di belle maniere”, che qui veniva offerta per due assi.
Arte e bellezza, insomma, insieme a uno straordinario spaccato
della società antica con le sue stratificazioni e i suoi
costumi. Che da oggi, assicura Zuchtriegel, tornerà ad
accogliere i visitatori, senza più limitazioni, aperta ogni
giorno dell’anno. “L’abbiamo riaperta e non si chiude più”.
(ANSA).
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