APAS SULL’APERTURA DELLA CACCIA: QULCOSA E’ CAMBIATO MA NON BASTA

 Domenica 19 Settembre si aprirà a tutto tondo la stagione della caccia, tregua finita per la fauna e pure la pace per tanti cittadini, che di prima mattina verranno svegliati dagli spari insistenti dei cacciatori. Nella Repubblica di San Marino si chiuderà il 6 Febbraio, mentre in quasi tutte le regioni italiane il 31 Gennaio. Il calendario venatorio 2010/2011 presenta ben poche variazioni rispetto a quello dei precedenti anni, se non il fatto di aver dato ancora un anno di tregua alla pernice per via di un progetto di ripopolamento attuato dalla Federcaccia ed anche alla starna, specie simile facilmente confondibile con la prima. Scelta apprezzabile indubbiamente, che l’Osservatorio sulla Fauna e relativi Habitat ha appunto deliberato nell’ultima seduta di luglio scorso. Apprezzabile anche la diminuzione progressiva del prelievo giornaliero di passeri e storni, contro il carniere illimitato di pochi anni fa. Pur tuttavia, con grande disappunto dell’APAS rimangono ancora nel mirino diverse specie protette in tutta Europa, Italia compresa, nonostante i ripetuti tentativi messi in atto all’interno dell’Osservatorio, dove l’APAS rappresenta il polo animalista-ambientalista. Così anche quest’anno, la Direttiva “Uccelli” 409/79 verrà disattesa e resteranno esposti purtroppo al piombo dei cacciatori, fringuello, pispola, verdone e diverse specie di anatre e limicoli. Altro scoglio la caccia al cinghiale, sulla eliminazione della quale l’Associazione si è sempre battuta ma senza risultati. Da qualsiasi parte la si guardi, si tratta di una caccia pericolosa, per le persone, per i cani ed estremamente angosciante per la preda. Inoltre, non risulta motivata, poiché non supportata da censimenti precisi che confermino la presenza stabile dei cinghiali in territorio, che sono generalmente di passaggio.

Per ribadire alcuni importanti dati, statistiche recenti dicono che ogni anno nella penisola italiana i cacciatori abbattono oltre 200 milioni di animali, quelli più fortunati muoiono subito, mentre gli altri rimangono feriti e agonizzanti per ore nascondendosi come possono per morire lentamente. Solo una netta minoranza viene recuperata e curata presso i Centri Recupero di LIPU e WWF, da cui non sempre dopo lunghi periodi di riabilitazione, possono essere rimessi in libertà. Soprattutto gli uccelli, perdono la capacità di volare efficientemente e restano a vita nelle voliere dei centri suddetti. Spesso ad essere uccisi sono animali stremati, sopravvissuti alla siccità, agli incendi, al gelo e alla neve, cosa può esservi di etico allora, o di sportivo o addirittura di “utile” in tutto questo? La caccia inoltre inquina con il piombo e ogni anno 27.000 tonnellate di piombo delle cartucce quasi mai raccolte, nonostante l’obbligo, vengono dispersi nei boschi della penisola, finendo con l’inquinare suolo e falde acquifere. La caccia, non dimentichiamolo è morte anche per l’uomo, perché provoca il ferimento e addirittura la morte di decine di persone ogni anno tra cacciatori, turisti, escursionisti, raccoglitori di funghi, amanti della montagna, bambini. Ed ancora non è uno sport, perché questo termine presuppone una competizione ad armi pari tra partecipanti aventi simili requisiti e possibilità; il cacciatore uccide invece esseri inermi e indifesi, solo per piacere, prevaricazione, compulsione e assurda soddisfazione personale.

L’UFFICIO STAMPA APAS