AP=Associazione Patrimoniale. Questo governo non doveva donare al Paese un’impronta di ottimismo fondato sul realismo e la credibilità?

Si parla molto in questi giorni, e non potrebbe essere altrimenti, di patrimoniale. E ovviamente tutti sono contro tutti. Dalla maggioranza sgranano continuamente gli occhi perché increduli che le critiche stiano arrivando da quella parte politica che nel 2013 assunse lo stesso provvedimento.

C’è allora chi gli ricorda via social che di quella coalizione politica faceva parte anche Alleanza Popolare, oggi Repubblica Futura che se dovesse nuovamente cambiar pelle potrebbe non aver bisogno di spremere troppo le meningi e chiamarsi direttamente Associazione Patrimoniale.

Alcuni sul web la buttano sul ridere ma i più sono particolarmente esasperati specie all’indomani delle dichiarazioni fatte dal consigliere di Civico10 Jader Tosi che nella cornice di Palazzo Pubblico, la trasmissione condotta da Monica Fabbri su Rtv, ha detto che se non si giungerà ad un accordo sulla riforma previdenziale non è escluso che si debba ricorrere alla patrimoniale anche per il prossimo anno.

A preoccupare i cittadini è poi il fatto che le lettere per il pagamento dell’imposta non riportano gli importi da pagare il cui calcolo rimanda a un sito on-line. E qui pure il Segretario Zafferani che dovrebbe guidare lo sviluppo e la modernizzazione del Paese si schiera contro questo modo di fare e scrive: “purtroppo ancora c’è questo modo di comunicare in burocratese che non aiuta certo le persone a capire…”A chi cerca di trovare una giustificazione il Segretario risponde “ pochi cittadini hanno modo e tempo di leggersi le norme, qualche informazione in più non guasterebbe per chiarire le cose. Bastava ricordare le esenzioni, per dire”

Ma questo, viene allora da chiedersi, non era il governo che avrebbe dovuto restituire al Paese un’impronta di ottimismo fondato sul realismo e la credibilità? Perché allora si respira solo e soltanto un clima da resa dei conti? Il capogruppo di Ssd Giuseppe Morganti dal canto suo ha dichiarato sempre a Palazzo Pubblico che il problema del Paese è che ha perso terreno anche nella classifica di Banca Mondiale doing business e che dunque non è più attrattivo per gli investitori. Egli dimentica forse che le 14 posizioni perse fanno parte di una drammatica attualità e non si possono attribuire al passato? Il messaggio è chiaro anche se non se ne capisce il senso. Chi si era proposto di guidare il Paese verso la rinascita non fa che dichiararsi impotente come dipendesse sempre e solo dal passato il futuro, come se realmente e gattopardescamente tutto dovesse cambiare per poi rimanere irrimediabilmente uguale a come era prima.

La RepubblicaSM