Non so se i cittadini Sammarinesi che abitano in alcune zone dei castelli di Città, Acquaviva, Chiesanuova, Fiorentino, Montegiardino, Faetano e Domagnano, sanno che le aree in cui vivono sono state dichiarate idonee per la pratica della caccia al cinghiale in braccata con il Decreto Delegato n. 166 del 15 ottobre 2010, e che dal 6 novembre al 31 dicembre 2010 potrà praticare questa caccia.
Io sono un pensionato e possiedo un terreno in una di queste zone, precisamente in località Broccoli nel Castello di Faetano. Trascorro il mio tempo libero, all’aperto ed in libertà, coltivando questo appezzamento. Il podere è frequentato, nei momenti liberi, anche dai miei familiari figli e nipoti che si appoggiano alla vecchia casa che è presente sul terreno.
Bene, da un giorno all’altro, senza preavviso alcuno, una parte del podere è stato tabellato, incluso, come area adibita alla caccia al cinghiale. Così come a me credo sia successo ad altri nel Paese.
Ritengo che la pratica di questo tipo di caccia, la braccata, sia molto pericolosa per il contesto territoriale sammarinese. Solo a titolo di esempio faccio presente che, nell’area in cui si trova la mia proprietà, sono presenti ben 6 nuclei abitati in uno spazio di 200 – 300 metri (Corianino, Gaggio, Broccoli) e sicuramente anche nelle altre aree sono presenti situazioni simili.
Ritenendomi discriminato come cittadino, nei confronti di altri, perché nei giorni in cui vi sarà la caccia al cinghiale, io non potrò recarmi in queste zone senza correre pericoli, ho interpellato il
Capitano di Castello di Faetano per sapere se fosse al corrente che in una parte del suo Castello era stata istituita una zona per la pratica della caccia al cinghiale. Purtroppo il Capitano di Castello era all’oscuro di tutto, è letteralmente caduto dalle nuvole; non era stato informato da nessuno e mi ha assicurato che si sarebbe informato al più presto(?!?). A questo punto mi sono rivolto alla Gendarmeria, sporgendo denuncia per avere “protezione”, in quanto, secondo le mie conoscenze, la braccata al cinghiale si esercita con armi a palla di potenza tale da essere considerate armi da guerra.
La Gendarmeria, redatta la denuncia, mi ha consigliato di rivolgermi alle Guardie Ecologiche, in quanto sicuramente più informate su questo tema. Mi sono perciò rivolto alle suddette guardie, che mi hanno spiegato che avevano tabellato le zone in base a quanto previsto dal Decreto.
Hanno cercato di rassicurarmi minimizzando l’effettiva sussistenza dei pericoli, ed hanno precisato che nella zona da me specificata, Broccoli, probabilmente non verrà mai fatta una battuta al cinghiale, e se dovesse caso mai capitare sarebbero apposte delle altre tabelle che avviseranno i cittadini della battuta in corso e quindi del pericolo. Inoltre, ancora le Guardie, hanno specificato che le armi impiegate saranno più leggere di quelle in uso nella vicina Italia (cosa non esatta, in quanto ad un esame della regolamentazione dell’Emilia Romagna, si evince che le armi ammesse saranno le stesse).
Queste “spiegazioni” non mi hanno tranquillizzato affatto! Primo perché le armi utilizzate sparano proiettili che possono uccidere o fare molto male a molte decine di metri, secondo se le aree in cui vi è la battuta devono essere segnalate, significa che esiste effettivamente un pericolo!
Personalmente non sono contrario alla caccia in generale, ma a patto che venga praticata in ambienti idonei.
In un territorio così densamente urbanizzato come il nostro credo sia al limite della sicurezza anche la cosiddetta caccia tradizionale; a questo proposito si veda l’incidente accaduto pochi giorni fa a Torraccia, in cui un ragazzo è stato colpito da pallini di una cartuccia sparata da un cacciatore mentre attendeva l’autobus per andare a scuola; fortunatamente si trattava solo di pallini!
Figuriamoci permettere un tipo di caccia, la braccata al cinghiale, dove si spara con pallottole in vicinanza di zone abitate: pura follia!
Credo che se tali animali creino danni all’agricoltura il loro abbattimento debba essere affidato alle Guardie Ecologiche che lo eseguiranno da postazioni fisse singole, con richiami ed esche; non con battute che coinvolgono fino a 35 cacciatori con decine di cani che, in un territorio ridotto come il nostro, potrebbero creare seri problemi di sicurezza non controllabili, nonostante i buoni propositi, come purtroppo a volte è successo nei territori limitrofi quando alcune battute sono finite con il morto, ma non solo il cinghiale!
Faccio perciò appello a tutti quei cittadini che risiedono nelle aree in cui è stata “aperta la caccia al cinghiale” e che vogliono salvaguardare la loro incolumità e quella dei loro famigliari, affinché si uniscano alla mia protesta per richiedere il ritiro del Decreto.
Mi rivolgo inoltre ai Capitani di Castello e ai membri delle Giunte dei Castelli interessati, a tutte le associazioni ambientaliste, a coloro che praticano sport all’aria aperta, a chi è amante delle passeggiate in campagna e nei boschi sui sentieri della Repubblica, perché con questo Decreto verrà notevolmente ridimensionato il nostro diritto di praticare le attività ogni giorno in libertà, tranquillità e sicurezza!
Ma l’appello più forte è alle Loro Eccellenze i Capitani Reggenti, massima istituzione della Repubblica, perché sollecitino il ritiro di tale Decreto nel più breve tempo possibile (il 6 novembre è vicino!) per garantire a tutti il diritto di libera circolazione su tutto il territorio in piena sicurezza.
Nel ringraziare la redazione del giornale per la pubblicazione della mia lettera, vorrei pregare di pubblicare anche il testo del Decreto, che allego, per portarlo a conoscenza di tutti (anche dei Capitani di Castello). In questo modo anche chi è più esperto di me potrà giudicare se questa mia apprensione sia o meno giustificata.
Ringrazio ancora dell’attenzione che vorrete dedicarmi.
Giovanni Carlo Stolfi