Archiviata l’inchiesta su Fontana. “Nessun reato sui conti svizzeri”

Non è solo perché la cattiva Svizzera ha rifiutato di collaborare alle indagini della Procura di Milano se l’indagine sui conti elvetici di Attilio Fontana è finita in nulla. Ieri al presidente della Regione Lombardia viene notificato il decreto che archivia le accuse di esibizione di atti falsi e di autoriciclaggio mossegli dalla Procura di Milano. E il giudice definisce «più che ragionevole ipotesi alternativa» le spiegazioni fornite da Fontana attraverso i suoi legali Jacopo Pensa e Federico Papa.

L’accusa nei confronti del governatore lombardo era scaturita da una costola dell’inchiesta sulla fornitura di camici alla Regione che lo vedeva indagato insieme a suo cognato Andrea Dini, e per la quale la Procura ha già chiesto il rinvio a giudizio di entrambi per frode in pubbliche forniture (l’udienza preliminare è fissata per il prossimo 18 marzo). Una accusa di cui Fontana si è sempre proclamato innocente, rimarcando di avere risarcito personalmente il cognato quando – dopo la consegna di un primo lotto – il contratto di vendita era stato trasformato in donazione per evitare conflitti di interessi.

Proprio i soldi utilizzati da Fontana per compensare Dini, segnalati come operazione anomala da una delle banche, avevano portato la Procura a aprire un secondo fascicolo di indagine, accusando il governatore di avere fatto rientrare in Italia nel 2015 oltre cinque milioni di euro grazie allo scudo fiscale, spacciandoli come eredità materna mentre invece erano secondo i pm frutto di suoi redditi professionali sottratti al fisco italiano. In particolare l’attenzione dei pm si era concentrata su 2,5 milioni entrati su un conto svizzero intestato alla madre di Fontana, Maria Brunella, all’inizio del 2004, quando l’anziana signora non era più in grado di produrre alcun reddito.

Il mese scorso la Svizzera respinse la rogatoria inviata dalla Procura milanese, che a quel punto chiese l’archiviazione dell’indagine per cause di forza maggiore, ma tenendo alta l’ipotesi della colpevolezza di Fontana. Ieri il giudice preliminare Natalia Imarisio accoglie la richiesta ma va oltre la ricostruzione della procura.

Il giudice dà atto che la difesa del politico di fronte al rifiuto svizzero di collaborare si è attivata essa stessa per dimostrare la provenienza dei fondi «ossia un conto Bdg di Losanna intestato a Maria Brunella e aperto il 20.12.1999, con il nome Axillos. Sempre per la difesa, fortemente significativo della riconducibilità di tale provvista ai risalenti risparmi di famiglia (e non al reddito di Attilio Fontana) sarebbe la coincidenza di tale nome con quello, «Assillo» del vecchio conto svizzero del padre di Fontana: una spiegazione che il giudice dichiara «maggiormente concludente» rispetto a quella dei pm. Il presidente e i suoi legali si dichiarano «felici del provvedimento che onestamente era atteso».


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