Archivio di Stato della Repubblica di San Marino. TRA LEGGENDA E STORIA: IL CASTELLO DI MONTECERRETO

Narra la leggenda che, tanto tempo fa, il signore di Cerreto fece prigioniero un cavaliere errante e, condottolo al suo castello, lo fece rinchiudere nelle segrete. Qui il giovane venne a lungo torturato, tanto che le sue grida di dolore mossero a compassione la figlia del Signore, che cominciò a recarsi sempre più spesso nei sotterranei per confortare il prigioniero. I due presto si innamorarono e la ragazza ordì un piano per aiutarlo a fuggire. La punizione del padre fu spietata: ella sarebbe per sempre rimasta reclusa nell’angolo più buio del sotterraneo, seduta al telaio, almeno finché le forze della natura non l’avessero liberata permettendole di ascoltare nuovamente voce umana.
Passarono i secoli e del castello non rimasero che pochi ruderi invasi dalla vegetazione; eppure ancora, nelle notti di tempesta, i pastori del Monte Cerreto sentivano una voce di fanciulla cantare accompagnata dal ritmo cadenzato del telaio (da “Fiabe e racconti di San Marino”, Gian Luigi Berti).
Ma cosa ci dicono i documenti storici di quei ruderi misteriosi? La prima menzione di un castello situato sul Monte Cerreto si ha in un documento importantissimo datato 1243. Si tratta di un rogito sottoscritto da “Enrico notaio”, che sancisce la vendita, da parte di Guido da Cerreto, del diritto di passaggio nelle corti del “castrum Cereti” ed in quelle di Ventoso e San Marino. A beneficiare dell’esenzione dai pedaggi saranno, oltre al Vescovo del Montefeltro, i Sammarinesi, in questa occasione rappresentati dai due consoli Oddone Scarito e Filippo da Sterpeto, tradizionalmente considerati i primi due Capitani Reggenti e qui nominati per la prima volta.
Il castrum Cereti venne in seguito decastellato – non viene infatti censito nella Descriptio Romandiole del 1371 – e la fortificazione fu probabilmente distrutta dai sammarinesi dopo l’acquisizione.
Prima ancora che le fondazioni murarie dell’antico sito fortificato tornassero alla luce nella seconda metà del ‘900, il castello continuava però a sopravvivere nella toponomastica: i catasti di XVIII e XIX secolo identificano come “Castellaro” e “Castellaccio” la sommità del Monte Cerreto, segno che nel luogo era ricordata la presenza di una struttura fortificata.
Anche un altro fondamentale documento sammarinese intreccia la sua storia con quella del castrum di Cerreto: si tratta nientemeno che del Placito Feretrano, che fu sottoscritto nell’885 “in curte de Stirvano qui vocatur Cereto”. È difficile stabilire se il Cerreto citato sia proprio quello di cui stiamo parlando, vista la cospicua diffusione di un toponimo legato alla massiccia presenza in zona di boschi di cerro; in ogni caso l’ipotesi è suggestiva ed aggiunge prestigio e mistero alla storia del castello perduto.
Nelle immagini:
– Catasto Santucci, Acquaviva: mappa intera e dettaglio della “vetta del Monte Castellaccio”;
– AS RSM, Bolle, Brevi, ecc., B. 32 doc. 8: “Vendita di Guido da Cereto a Ugolino vescovo di Montefeltro e a Filippo di Sterpeto e Oddone Scariti consoli di San Marino di ogni diritto d’esigere il passaggio nelle corti dei castelli di Cereto, Ventoso e di San Marino”;
– AS RSM, Bolle, Brevi, ecc. B. 32 doc. 1, Placito Feretrano e dettaglio: al quarto rigo si legge “in curte de Stirvano qui vocatur Cereto”.