Arezzo. Etruria, Bankitalia diede l’allarme già tre anni fa

Banca EtruriaLA CRISI di Banca Etruria degenera a fine 2013, quando il 3 dicembre parte la drammatica lettera del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, poi letta al Cda dal capo della vigilanza Carmelo Barbagallo, in cui si dice sostanzialmente che Bpel non è più in grado di stare in piedi da sola e deve aggregarsi con un partner di «elevato standing». Ma l’allarme di via Nazionale è più vecchio di almeno un anno e mezzo e a lanciarlo è un’altra lettera di Visco all’allora presidente Giuseppe Fornasari.

IL NOSTRO giornale è in grado di ricostruirlo sulla base della cronologia messa nero su bianco da Giuseppe Scattone, il consulente (ex ispettore anche lui di Banca d’Italia) scelto dal procuratore Roberto Rossi nell’inchiesta che poi sfocerà nell’avviso di chiusura indagini per ostacolo alla vigilanza. Bene, scrive Scattone, il 24 luglio 2012 è il governatore a segnalare una situazione «fortemente problematica», che conferma i rilievi di un’altra ispezione di via Nazionale del 2010, conclusa con esito sfavorevole ma senza sanzioni. Le tre questioni che minano la solidità di Banca Etruria sono, secondo Visco, il progressivo deterioramento della qualità del credito (cioè l’emergere delle sofferenze), l’accresciuta fragilità della liquidità e l’insufficiente redditività. Occorre, spiega la lettera, che si intervenga subito «come condizione indispensabile per la prosecuzione dell’attività aziendale».
Il governatore vede un quadro già fortemente deteriorato ma non ancora arrivato al punto di non ritorno, a patto di provvedimenti immediati, a partire da un aumento di capitale di almeno 100 milioni. Altrimenti Bpel dovrà aggregarsi con un’altra banca.

LA RISPOSTA del cda è, a settembre, un piano articolato in tre interventi: la trasformazione in capitale del prestito obbligazionario in corso, l’aumento di capitale da 100 milioni, a pagamento, e lo spin-off degli immobili, che dovrebbero garantire una plusvalenza da 34 milioni. Quella che poi a fine dicembre diverrà la contestatissima operazione «Palazzo della Fonte», che ora rappresenta un capitolo dell’ostacolo alla vigilanza. Il 4 dicembre comincia una nuova ispezione parziale, guidata da Emanuele Gatti, che il 18 marzo diventa ispezione generale. Gli esiti, consegnati entrambi in procura, sono «parzialmente sfavorevole» e «prevalentemente sfavorevole». È partendo da quelli che Visco scrive la lettera del 3 dicembre 2013: avete tre mesi per aggregarvi o vi commissariamo. È così che deflagra il caso Banca Etruria.

La Stampa