Arezzo. L’arringa di Salvini su banca Etruria

Forza Italia firma 2 dei referendum proposti dalla LegaCORRODE: «Io sono qui, ma forse al posto mio dovrebbe esserci la Boschi». Grida: «Mi hanno chiesto se mi sento sciacallo. Forse era meglio domandare se quel pensionato che si è ucciso a Civitavecchia pesa sulla coscienza di qualcuno». Irride: «Coi vostri soldi hanno salvato le banche tedesche e greche. Come vi sentite? «Presi per il culo!», risponde il centinaio di persone che lo ascolta nel comizio improvvisato, strappando finalmente un sorriso all’oratore. Ovvero a Matteo Salvini.
Il quinto giorno della tragedia finanziario-sociale di Banca Etruria, la tragedia di migliaia di piccoli risparmiatori che hanno visto i propri soldi vaporizzarsi in un attimo con un tratto di penna, è il giorno dei politici. Il giorno in cui esponenti di molti partiti (praticamente tutti tranne il Pd) sono scesi ad Arezzo a infilare le mani in questa che, secondo il responsabile economico della Lega Claudio Borghi, «è la più grande truffa della storia d’Italia: nemmeno in Grecia sono stati capaci di tanto». Fra costoro, appunto, Salvini.

IL SEGRETARIO leghista è arrivato nel primo pomeriggio accolto dal meglio del mirabiliario padano: il militante con tanto di ruspa per i fotografi; lo striscione ad accusare il sistema di potere («Boschi-Renzi, Etruria a pezzi»); la felpa a km zero con scritto «Arezzo». Dal podio improvvisato (un furgone parcheggiato davanti alla sede di Banca Etruria) Salvini ha incalzato i presenti, invocando punizioni esemplari per i manager («Blocchiamo i beni di chi ha amministrato la banca anche se sono parenti dei ministri») e chiedendo i nomi di chi non ha restituito i soldi: «Non vorrei che scoprissimo che anche la Leopolda è pagata con i soldi vostri», ha concluso feroce. Insomma: anche se ad Arezzo molti sono perplessi sulle responsabilità del crac attribuibili a Boschi senior («Siamo sinceri, ha influito poco», ha ammesso il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Macrì) per Salvini la vicenda è un’occasione per sparare ad alzo zero sulla classe dirigente renziana. La stessa che più tardi, nell’assemblea che ha radunato 500 risparmiatori, è stata messa sul banco degli accusati da altri politici di centrodestra. Come il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, che ha chiesto «le dimissioni di Visco, una commissione d’inchiesta e il rimborso di tutti i risparmiatori». Come la portavoce di Berlusconi, Deborah Bergamini, che ha accusato il governo per «non aver difeso l’interesse nazionale: ad Amburgo una banca è stata salvata con 3 miliardi». Il tutto davanti alle facce smarrite dei risparmiatori colpiti. Come Maria Teresa, insegnante in pensione, che in una notte ha visto diventare carta straccia la sua liquidazione di 70.000 euro. Come Angelo, che si era fidato del direttore di banca: «Vieni, ho roba buona – mi disse – Ora non ho più niente». Come tutti quei piccoli risparmiatori che «in queste ore dovevano essere a fare i regali e invece sono chiusi in casa a piangere per la disperazione», ha ricordato Pilade, orafo anche lui in pensione. Storie che scuotono il cuore. E che fanno sperare non abbia ragione Cesare, ex funzionario di Banca Etruria, che dal palco ha ricordato come negli Usa a Madoff per una truffa finanziaria abbiano dato 150 anni di carcere. «Qui – ha scosso la testa – c’è il rischio che 150 anni di inchiesta servano poi a non condannare nessuno».

La Stampa