Arezzo. I risparmiatori assaltono l’Etruria: “ladri, ora ridateci i nostri soldi”

banca etruriaLÌ PER ORE, davanti alla sede storica di Banca Etruria. Lì per gridare la loro rabbia, sfogata contro il governo, contro i vertici dell’istituto, contro i dipendenti. Lì dopo un viaggio in treno o in auto sfidando un nebbione che nemmeno in Valpadana. Lì dalle altre città della Toscana, dall’Umbria e perfino dal Lazio. Non tantissimi, qualche decina, ma infuriati come tori che vedono rosso.
È stata una mattinata di grandi tensioni ad Arezzo per la manifestazione organizzata dal comitato «Vittime del salva-banche», l’ennesimo sit-in di protesta di obbligazionisti subordinati che dalla sera alla mattina si sono visti bruciare i risparmi di una vita. Striscioni a iosa, «In terra rossa vi siete scavati la fossa» la scritta che campeggiava nel lenzuolo già sbandierato alla Leopolda; «Ridateci i soldi», lo slogan martellante di chi ai mini-risarcimenti del fondo di solidarietà nemmeno vuol pensarci. I manifestanti non ci stanno e urlano le loro storie. E non manca neppure il tentativo di assalto alla banca, pugni battuti sul vetro, uova infrante contro i muri, gente che irrompe nell’atrio a stento trattenuta dalle guardie giurate che presidiano l’ingresso e dagli agenti di polizia schierati a difesa dell’edificio.
«Ladri, ladri», l’insulto che investe i bancari più coraggiosi che hanno l’ardire di varcare il portone mentre la maggior parte dei dipendenti sta rintanata negli uffici. «Situazione intollerabile», si scatenerà a fine giornata il sindacato Fabi, «non ne possiamo più di colleghi offesi, calunniati, minacciati nell’incolumità fisica, scortati per entrare e uscire dal posto di lavoro».
Ma l’adrenalina tracima, la rabbia è senza freni e deborda in strada costringendo i vigili urbani a chiudere una delle principali arterie cittadine. Soltanto dopo le 13, quando il gruppo di manifestanti comincia ad assottigliarsi, verranno riaperte via Roma e via Crispi facendo defluire un ingorgo capace di bloccare il centro.

RESISTONO ancora i più disperati, arrivati a raccontare storie del Natale più amaro.
«Centomila euro mi hanno portato via», piange un obbligazionista del Casentino. «Vi prego, aiutateci a riavere ciò che è nostro», dice una signora di Empoli. «È morto il sistema bancario, il governo ha salvato semila posti di lavoro gettando sul lastrico centomila persone», si indigna un anziano di Città di Castello.
L’ira non risparmia neppure le good banks, grida si levano contro Roberto Nicastro, il presidente dei quattro nuovi istituti che dopo il consiglio di amministrazione della vigilia di Natale ha escluso possibili rivalse, «non è nostra la competenza ma delle bad banks».
E la protesta continua, altre manifestazioni sono in gestazione sotto la regìa delle associazioni dei consumatori. Una valanga che tutto si porta dietro.

La Stampa