Arresto Gatti. ”Il ruolo dei partiti e la compravendita dei voti” secondo gli inquirenti di San Marino

corruzioneEcco che cosa scrivono gli inquirenti nel mandato di arresto del 17 Ottobre 2015 che ha portato al fermo cautelare l’ex Segretario di Stato Gabriele Gatti:

Il ruolo dei partiti e la compravendita dei voti ? Il contesto ambientale che ha alimentato i fatti criminosi indicati è stato connotato da un esercizio generalizzato, invasivo, spregiudicato del potere, insofferente di ogni controllo. Un potere che si è progressivamente esteso ad ogni apparato pubblico e ad ogni settore dell’economia .

La gestione del potere e, con esso, la possibilità di arricchimento tanto facile, quanto illecito, sono stati per anni il motore della politica. Anziché alla dialettica politica, si è registrata una guerra costante all’interno dei partiti, soprattutto di maggioranza, per la supremazia di potere. Una guerra più dichiarata che combattuta («ufficialmente emergeva un antagonismo, ma in realtà fingevamo soltanto di litigare e lavoravamo insieme per l’interesse della DC»: Podeschi), perché a prevalere era la solidale propensione ad accumulare denaro, sotto forma di ricerca di finanziamenti o anche di autentica corruzione.

Gabriele Gatti è l’espressione di questo sistema. Grazie alla sua straordinaria longevità politica, ha garantito e perpetuato, la propria rete di potere. I politici e gli imprenditori, hanno potuto fidarsi dell’appoggio fornito da Gatti nella certezza che a San Marino non era presente alcuna istituzione realmente in grado di frapporre ostacoli. La contiguità tra politica ed amministrazione ha fatto sì che gli uffici pubblici si limitassero a firmare tutto ciò che vi era amministrativamente da firmare, nel tentativo di non scontentare nessuno e di non arrecare fastidi alle manovre del potente.

Le opere pubbliche promesse, avviate e incompiute (dal ripristino della linea ferroviaria italo-sammarinese alla pretesa cablatura dell’intero territorio) e la creazione di uffici e enti (più o meno utili) hanno subito una spinta, favorita dall’inefficienza del sistema amministrativo di controlli e dall’irrefrenabile avidità di denaro («Ovviamente» i contributi ricevuti da Stolfi, gli venivano riconosciuti «come esponente del Partito Socialista. Penso sia ovvio che in un Governo di coalizione anche l’altra componente facesse ugualmente»: Stolfi).

In tale contesto la corruzione ha dilagato in tutti i settori pubblici e privati, mentre già imperversava la crisi finanziaria. Non ne sono rimaste indenni neppure le autorità autonome, che, opportunamente equipaggiate, hanno fornito occasioni di corruzione: Roberti: «Il problema della corruzione non c’è, io li ho presi e ho fatto quello che volevo. La provenienza non è equivoca, da imprenditori, non c’è riciclaggio.. scatta se quei soldi sono frutto di corruzione.. non c’è. Ma per esserci un rischio di condanna di corruzione l’altra parte deve essere un Pubblico Ufficiale, anche nella vicenda tanto contestata di Banca Centrale dove dicono Gigi Moretti ha preso 500 mila euro dalla Ces, perché li ha presi, io dico tu non devi spaventarti, tu non hai questo problema. Qui manca un elemento per la corruzione.. il Pubblico Ufficiale.. tu mi dici Mularoni era il Segretario alle Finanze, ma la Banca è stata comprata dal c.d.a. della Banca».

Per verità l’argomento appare assai debole, come puntualmente rileva Podeschi: «tu pensi che Banca Centrale vende l’immobile da sola senza comunicare al Governo, a lui… Se fai così andiamo tutti in galera dai…non sono semplici… ti hanno detto che te la archiviavano…ti mandano il rinvio a giudizio…».

Non sorprende che durante le lunghe conversazioni, nessuno degli associati si sia preoccupato di dichiararsi innocente. I fatti sono a loro così evidenti che nessuno li pone in dubbio. L’unica preoccupazione è sottrarsi all’accertamento delle proprie responsabilità «fermando» e «delegittimando» il Tribunale. (…)

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