A tenere banco in questi giorni è la revoca dell’ incarico diplomatico a Wei Seng Phua: per l’Fbi l’uomo apparterrebbe alla Triade 14k, la mafia cinese, e per quelli sammarinesi avrebbe collegamenti con Claudio Podeschi.
Malese, 50enne, conosciuto come Paul Phua, abile giocatore di poker, ricchissimo allibratore asiatico, è il nome sulle bocche di tutti dopo la revoca dell’incarico di ambasciatore non residente di San Marino in Montenegro da parte del Congresso di Stato, a seguito dell’arresto dell’uomo e del figlio da parte dell’Fbi.
Accusa, scommesse clandestine. Al cittadino malese sarebbe riconducibile la Black Sea Pearl, società delle Isole Vergini Britanniche, che accreditò fondi alla Clabi, società di Podeschi e Biljana Baruca,
La difesa di Podeschi non ci sta
Accuse molto gravi: nonostante ciò la difesa di Podeschi non molla e lotta con le unghie e con i denti per tirare fuori dal carcere lui e la signora Baruca. In estrema sintesi quello che viene contestato ai magistrati inquirenti è che non esiste il reato presupposto per il quale si procede. Secondo l’avvocato Pagliai infatti “nell’ambito del procedimento penale non un solo elemento è stato apportato dell’organo dell’accusa a sostegno della configurabilità concreta del misfatto di riciclaggio che, giova ribadirlo, sanziona chiunque allo scopo di ostacolarne l’accertamento della provenienza, occulta, sostituisce, trasferisce ovvero collabora o s’intromette perché altri occulti, sostituisca o trasferisca denaro che sa ottenuto mediante misfatto. Commette altresì misfatto chiunque utilizza, ovvero collabora o s’intromette perché altri occulti, sostituisca o trasferisca denaro che sa ottenuto mediante un misfatto”. Al centro della vicenda c’è il bonifico di 2.500.000 euro effettuato dalla società Black Sea Pearl alla società Clabi riconducibile a Podeschi e alla Baruca e il presunto riciclaggio posto in essere dallo stesso Podeschi a mezzo della Fondazione per la promozione economica e finanziaria e, soprattutto, la contestazione di una presunta associazione a delinquere operante a San Marino in ambito imprenditoriale, politico e bancario.
Il retroscena
La difesa tuttavia sostiene che attraverso l’intermediazione e nell’ambito dell’attività di collaborazione con il sig. Balafoutis e con il sig. Pe- tros Stathis questi entrano in contatto – e con questo svolgono diversi incontri – con il sig. Phua Wei Seng, ricco imprenditore di origine malese operante, in particolare, nel settore alberghiero e delle sale da gioco. Essendo il Phua interessato ad investire anche sul suolo europeo Podeschi e la Baruca gli offrirono le conoscenze e i contatti necessari per realizzare quattro “Aman resort” – hotel a sette stelle – nelle individuate e concordate località aventi sede in Montenegro, in Croazia, a Venezia e nella Repubblica di San Marino. Tali prestazioni furono a detta di Podeschi e della difesa contrattualizzate in maniera non specifica ma con riferimento alle attività di investimento immobiliare ancora da concordare e precisare nei dettagli esecutivi e di realizzazione con una società – la Black Sea Pearl – sicuramente riconducibile al Phua.
Il viaggio di Felici, Teodoro Lonfernini e la Mularoni
Si apprende che l’attività di sponsorizzazione ad alti livelli si sia concretizzata, in particolare, nel viaggio organizzato per la visita dell’Aman di Venezia cui presero parte il segretario Claudio Felici, il segretario Teodoro Lonfernini e il segretario Antonella Mularoni ed in quello organizzato, precedentemente, in Montenegro cui presero parte, oltre al segretario Mularoni, il segretario Pasquale Valentini ed il segretario Fabio Berardi.
Consulenze o tangenti?
Per questo Phua Wei Seng fu nominato ambasciatore non residente della Repubblica di San Marino presso il Montenegro. Insomma per le difese tutto ha una spiegazione: “Ci troviamo di fronte – afferma Pagliai – ad una situazione di sostanziale limbo processuale dove a fronte di una versione assolutamente circostanziata e dettagliata da parte dei prevenuti sulla vicenda, l’autorità giudiziaria pare restare inerte nella ricerca di quei riscontri che consentirebbero di confermare – o anche di smentire – la versione dei fatti fornita da Podeschi e la Baruca. In tutto il mondo è l’organo dell’accusa che deve fornire le prove della sua colpevolezza, qui invece succede l’opposto. La custodia cautelare non se ha più senso, stiamo già preparando il ricorso in terza istanza”.
Attività di consulenza oppure tangenti e riciclaggio? Su questo si gioca tutta la partita tra accusa e difesa. “Le operazioni di cui si parla – afferma Pagliai sul punto – possono ricondursi, molto più semplicemente e banalmente, nell’ambito delle attività di cosiddetto lobbing, forse idealmente sgradite a certuni, ma assolutamente lecite ancorché nell’ambito della legislazione sammarinese non tipizzate per via legislativa come ad esempio, avviene negli ordinamenti di matrice anglosassone”.
David Oddone, La Tribuna