Dopo il netto declino registrato la scorsa ottava, in particolare dalla piazza di Tokyo, la nuova settimana si apre in significativo progresso per l’Asia grazie soprattutto all’allontanamento dello spettro della possibile uscita della Gran Bretagna dall’Europa. L’assassinio di Jo Cox, parlamentare laburista e decisa oppositrice della Brexit, oltre ad avere messo in stand-by le campagne dei due fronti in vista del referendum del prossimo 23 giugno sembra fare pendere la bilancia a favore degli europeisti, anche se non si possono escludere ulteriori fluttuazioni dei mercati in scia ai timori più o meno fondati per una vittoria dei “separatisti”. Il risultato, per ora, è però il rafforzamento della sterlina e il relativo indebolimento dei cosiddetti beni-rifugio (l’oro è in declino di oltre l’1% dopo avere sfiorato un guadagno del 2% settimana scorsa), a partire dallo yen. La valuta nipponica perde circa mezzo punto percentuale nei confronti del dollaro Usa: settimana scorsa si era apprezzata del 2,7% oltre che per i timori di Brexit anche per le decisioni “attendiste” di Federal Reserve e Bank of Japan. In scia allo yen, Tokyo ha aperto la seduta in deciso rialzo: a fine sessione il Nikkei 225 ha segnato un progresso del 2,34% (performance simile per l’indice più ampio Topix, apprezzatosi del 2,39%). Positiva anche la giornata di Sydney e Seoul: al traino della Borsa nipponica S&P/ASX 200 e Kospi guadagnano l’1,82% e l’1,42% rispettivamente.
La settimana parte invece in modo più contrastato per i mercati della Cina continentale, che avevano comunque registrato perdite decisamente inferiori a quella di Tokyo la scorsa ottava. A circa un’ora dalla chiusura Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono circa lo 0,10% mentre è in positivo, anche se molto vicino alla parità, lo Shenzhen Composite. Come spesso accade Hong Kong è invece maggiormente allineata a Tokyo: l’Hang Seng guadagna circa l’1,50% (performance simile per l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China). Sul fronte macroeconomico due i dati usciti nel weekend: quello sulla bilancia commerciale del Giappone e quello sui prezzi delle case in Cina. In maggio l’export del Sol Levante è calato per l’ottavo mese consecutivo (10,4% su base annua, contro il declino del 10,1% di aprile). Le importazioni sono invece scese del 13,8% lo scorso mese, contro il crollo del 23,3% di aprile. Il risultato è stato un deficit della bilancia commerciale di 40,7 miliardi di yen contro il surplus di 823,5 miliardi di yen di aprile e quello di 26,5 miliardi del consensus di Wall Street Journal e Nikkei. In Cina, invece, maggio è stato l’ottavo mese consecutivo di progresso per i prezzi delle case, dopo una striscia negativa che era durata 14 mesi. I prezzi medi delle nuove abitazioni sono cresciuti lo scorso mese del 6,9% su base annua rispetto al 6,2% registrato in aprile (4,9% in marzo).
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