Si lancia con la sua auto contro un gruppo di studenti dell’università dell’Ohio poi esce con un coltello da macellaio e comincia a pugnalare chiunque gli si pari davanti. Alcuni cadono sanguinanti, ma un agente della sicurezza del campus chiamato per una perdita di gas fa fuoco e uccide l’assalitore. Si tratta di un diciottenne di origini somale, Abdul Razak Ali Artan, con regolare permesso di residenza permanente negli Stati Uniti. La famiglia Artan era fuggita dalla Somalia e dopo un soggiorno in Pakistan era arrivata negli Stati Uniti nel 2014. L’attentatore frequentava il corso di management in logistica dell’ateneo di Columbus, ma viene indicato da molti come potenziale lupo solitario dell’Isis o di Al Qaeda. In un un articolo per il college, scriveva di essere musulmano e di pregare cinque volte al giorno.
Sono state ricoverate 10 persone, alcune ferite nell’impatto con l’auto le altre dalle coltellate. Una di loro è in pericolo di vita. Il giovane ucciso frequentava il primo anno del campus. Per diverse ore l’intero complesso universitario dell’Ohio che ospita 65mila studenti, è stato messo sotto sigilli mentre gli swat team si piazzavano sui tetti temendo che ci potessero essere altri complici armati nelle vicinanze. Su Facebook, Abdul Razak aveva lasciato un messaggio prima di iniziare l’assalto al campus, in cui si diceva stanco e infuriato per come vengono trattati i musulmani in America.
Adesso l’Fbi scava sul suo passato anche se non appare in alcuna lista di sospetti. Vengono ricostruiti i movimenti della famiglia dalla Somalia al Pakistan fino agli Stati Uniti, per capire se il processo di verifica del loro status di rifugiati sia stato eseguito propriamente ma soprattutto se Abdul Azakan è stato radicalizzato, e soprattutto dove e da chi.
