Asse con l’Ue e aiuto a Biden I messaggi nascosti di Conte

I ripetuti appelli per creare una nuova alleanza europeista, la lotta contro il sovranismo e le derive nazionalistiche, la sintonia con la Commissione europea. E ancora: la mano tesa al neo presidente americano Joe Biden, l’indiretta equiparazione degli Stati Uniti alla Cina – che ha fatto infuriare la Lega – e la confermata sintonia sul multilateralismo. Nel corso del suo intervento alla Camera, dopo la crisi aperta da Matteo Renzi, Giuseppe Conte ha lanciato diversi messaggi alla comunità internazionale volti proiettare l’Italia in un ipotetico Conte ter.

Innanzitutto il premier ha più volte strizzato l’occhio all’europeismo come argine per l’avanzata dei soliti, famigerati sovranisti. Il presidente del Consiglio ha ribadito la necessità di creare un’alleanza formata dal contributo politico di formazioni “che si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste, liberale, popolare e socialista”. “Chiedo un appoggio limpido – ha quindi aggiunto Conte – che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico. Questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva, questa alleanza sarà chiamata a esprimere una imprescindibile vocazione europeista, forze politiche chiamate a operare una chiara scelta di campo contro le derive nazionaliste e le logiche sovraniste“.

I messaggi di Conte

Il  governo che verrà, dunque, dovrà aderire ai valori dell’Europa. Per far sì che il messaggio sia arrivato forte e chiaro nei palazzi di Bruxelles, Conte ha spiegato che “l’Italia ha una forte sintonia con la Commissione Ue“. A questo proposito, le parole di Conte sono emblematiche: “Ho parlato di una forte vocazione europeista, l’Italia in questo momento può giovarsi di una forte sintonia tra la commissione europea e quello che stiamo perseguendo, il fatto che gli obiettivi alla base del nostro progetto di riforma siano presenti nel Next generation Eu non è casuale”.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, Conte ha dichiarato di guardare con “grande speranza” alla presidenza Joe Biden, con il quale il premier ha affermato di aver avuto una “lunga e calorosa” telefonata. Il premier ha strizzato l’occhio a Washington: “L’agenda della nuova amministrazione è la nostra. Condividiamo assolutamente l’approccio multilaterale perché quello bilaterale non ha risolto e non può risolvere i problemi”.

Non poteva restar fuori la Cina, della quale l’Italia è partner nel progetto della Belt and Road Initiative. Senza alterare fragili equilibri, Conte ha spacciato il governo italiano in una sorta perno fondamentale in grado di offrire un’”utile azione di raccordo tra i principali attori internazionali”. A partire naturalmente dagli Stati Uniti (“nostro principale alleato e fondamentale partner strategico” e dalla Cina, il cui innegabile rilievo sul piano globale ed economico va associato a rapporti coerenti con un chiaro ancoraggio al nostro sistema di valori e principi”, ha chiosato il premier.

Le contraddizioni del premier

I vari messaggi lanciati da Conte nel corso della giornata lasciano dunque intravedere il possibile nuovo ruolo dell’Italia in politica estera. Roma – nelle parole del premier – sarà più che mai europeista e incrementerà i rapporti con gli Stati Uniti di Biden. Tutto questo senza perdere di vista il rapporto privilegiato con la Cina, considerata partner imprescindibile. Nei piani di Conte si notano tuttavia almeno due grandi contraddizioni.

Intanto resta da capire in che modo l’Italia riuscirà a mantenere i piedi in due scarpe – gli Stati Uniti da una parte e la Cina dall’altra – soprattutto se la tensione tra i due Paesi dovesse aumentare anziché diminuire. A quel punto, il Conte ter non potrà più spendere parole al miele sia per Washington che per Pechino: dovrà apertamente schierarsi come mai ha fatto fino ad oggi. L’altra contraddizione di fondo riguarda l’europeismo e la mano tesa alla Commissione Ue. Il Movimento 5 Stelle, forza di maggioranza, ha sempre attaccato a testa bassa Bruxelles e le istituzioni europee. Come far combaciare i grillini e la volontà di essere europeisti?

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