Assolda l’amico: uccidi mio padre «Voglio l’eredità». L’agguato fallisce

arresto carabinieriUN DELITTO su commissione alla vecchia maniera, sotto il segno dell’avidità fra consanguinei. Ma il movente, di questi tempi, registra anche la paranoia per l’immigrato-intruso-rivale. Per questo ieri sono finiti in carcere, a Savona, Rinaldo Costa, di 52 anni, cassintegrato, e il suo amico nonché complice Andrea Invincibile: il primo ha confessato di aver promesso al secondo 10mila euro se avesse ucciso suo padre, Renato Costa, di 80 anni, cardiopatico e portatore di pacemaker, mascherando l’irruzione in casa dell’anziano da tentativo di rapina andato male. Ma a far saltare il coperchio è stata la reazione della vittima, che sabato mattina ha costretto il falso ladro a battere in ritirata lasciando il figlio-mandante con il classico cerino in mano. Le incongruenze nella ricostruzione hanno spinto i carabinieri a tenere sotto pressione Rinaldo Costa, che alla fine ha vuotato il sacco, mentre il presunto sicario fallito continua a fare scena muta. Nonostante alcuni messaggini sospetti fra lui e l’amico Rinaldo rintracciati dai carabinieri. In ballo c’era l’eredità di Renato Costa, che secondo i timori del figlio avrebbe premiato la convivente del padre, una donna di 49 anni, Sheila Bhunnoo Begum, originaria della Mauritania e dal 2008 legata a quell’uomo di tanto più grande di lei. Pare che l’estate scorsa il reo confesso abbia confidato questa convinzione ad un carabiniere di sua conoscenza.
«SABATO mattina io e la mia compagna siamo usciti per fare colazione e mio figlio ci ha raggiunti. Poi lei è andata a fare la spesa e mio figlio mi ha riaccompagnato fino al portone di casa e lì mi ha salutato dandomi un bacio». Questo il racconto dell’antefatto da parte dello stesso Renato Costa, che mentre parlava con gli inquirenti in ospedale ancora non sapeva della clamorosa svolta delle indagini. Infatti i vicini che si sono presi cura di lui, dopo essere intervenuti in risposta alle sue grida la mattina dell’aggressione, hanno preferito tenerlo all’oscuro degli sviluppi per non compromettere la sua salute già messa a dura prova. L’anziano è ricoverato per la sospetta frattura di alcune costole, a causa dei pugni vibrati dall’assalitore. «Appena rientrato in casa mi sono trovato davanti un uomo vestito di nero – ha ripreso a raccontare Renato Costa –. Forse aveva una pistola elettrica, ma non lo posso giurare. Mi sono avventato contro gridandogli ‘brutto bastardo’. Poi mi ha colpito e sono caduto a terra. Lui ha preso il cuscino ed ha cercato di asfissiarmi. Ho reagito e sono riuscito a strappargli la collanina. A quel punto mi sono messo a urlare».
I vicini, che sapevano della malattia dell’anziano, hanno chiamato sia i carabinieri che il 118. Loro e non il figlio della vittima, che nel frattempo era arrivato e cercava, contro ogni evidenza, di minimizzare. Gli investigatori hanno fatto due più due portandolo in caserma. Da dove è uscito solo per andare in carcere.

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