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GIORGIO IERANO’: ‘ATENE’ (EINAUDI; PP.228; 21 EURO) – Una Guida può rendere agevole la conoscenza di una città, la visione dei suoi monumenti, la fruizione delle specialità, la scoperta dei suoi luoghi meno battuti. Ma ‘raccontare’ una città è tutt’altra cosa: significa descrivere l’intera ‘mela’ e non soltanto gli spicchi che la compongono.
Naturalmente può essere la ‘propria’ interpretazione della mela, ma Ieranò – che insegna Letteratura greca all’Università di Trento – centra l’obiettivo e offre nel suo libro un’efficace descrizione di una “città che non è come le altre”. Elevata (non a torto) a “luogo dello spirito” ed onnipresente “culla della democrazia”, oltrechè genitrice del teatro e della filosofia, Atene potrebbe rappresentare una irraggiungibile ‘mela’, frutto inafferrabile tale da lasciare ai suoi ospiti solo le parti e mai l’intero. Quasi ognuno potrebbe – con ragione e conoscenza – parlare dell’Acropoli e del Partenone, delle Cariatidi, del Pireo, della Plaka. Diverso dunque afferrare il filo che unisce tutto. “Perennemente in bilico tra il suo presente di cemento armato e il suo passato di marmi levigati, tra l’animazione della capitale balcanica e l’immobilità solenne delle glorie antiche, Atene – scrive l’autore – è come un palinsesto, un manoscritto cancellato e riscritto più volte”. Perchè la storia della città – aggiunge – non appartiene solo ai greci antichi. E non può che essere così: su quei ‘marmi levigati’ sono transitati con passo pesante prima i romani, poi i bizantini e quindi gli ottomani. Una lunga dominazione quest’ultima da cui ci si è liberati con “la tumultuosa riscoperta, se non addirittura reivenzione, di una identità moderna greca”. Senza dimenticare che Atene, come città moderna, è stata disegnata dagli architetti tedeschi e nordeuropei arrivati al seguito di Ottone Wittelsbach, figlio del re di Baviera Ludovico I. E’ lui che – grazie ad un faticoso accordo tra le potenze occidentali – sale sul trono della neonata nazione greca il 6 febbraio del 1833 e costringe gli ultimi giannizzeri turchi a lasciare pochi mesi dopo la città. Il neoclassicismo di Atene – e Ieranò ne traccia una mappa interessante – nasce in quegli anni, a cominciare da quello che oggi è il Parlamento e che allora era Palazzo reale, disegnato dall’architetto bavarese Friedrich von Gartner. Ma la stella del neoclassicismo in città – e nel resto della Grecia – è il sassone Ernst Ziller: architetto della casa ateniese di Heinrich Schliemann, lo scopritore di Troia.
Palazzina in stile, perfettamente aderente alla megalomania del suo proprietario, all’epoca fece scandalo a causa delle 24 statue, copie di celebri sculture antiche, che ne ornavano il tetto sui quattro lati e che erano completamente nude. Oggi non ci sono più e il luogo è la sede del Museo numismatico nazionale ma il fascino è intatto. Ma Schliemann scelse bene anche la sua ultima dimora: il Cimitero Monumentale della città. Tuttavia il vero luogo cult che racchiude forse l’interezza di Atene – suggerisce Ieranò – è il Ceramico, sito archeologico tra i meno conosciuti della città eppure magnifico. Ci sono sepolti personaggi antichi come Dexileos morto a 20 anni combattendo gli Spartani. Una ‘Spoon river’ di oltre 2mila anni fa che contiene il tutto. (ANSA).
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