IL MARE Egeo continua a inghiottire i migranti: due drammatici naufragi si sono consumati ieri tra le coste greche e quelle turche. Il più grave ha causato un’altra strage di bambini. Ma per chi cerca un futuro migliore non è detto che i pericoli finiscano dopo aver raggiunto la terraferma. In un Paese di pace e democrazia, chi è profugo può trovare violenza e odio razziale. Come i due rifugiati siriani che sabato sono stati aggrediti con mazze da baseball nella cittadina tedesca di Wismar, sul mar Baltico, e sono finiti all’ospedale.
Davanti all’isola greca di Samos si è consumata un’altra tragedia del mare: un’imbarcazione di fortuna è affondata causando 11 i morti, compresi sei bambini – di cui 4 neonati – e cinque donne.
I CORPI di dieci vittime sono stati recuperati nella cabina dell’imbarcazione, dove sono affogate, mentre il corpo di una ragazza è stato recuperato più tardi sulla spiaggia. Altre 15 persone che si trovavano a bordo dell’imbarcazione sono state tratte in salvo, ma ci sarebbe almeno due dispersi. Qualche miglio più in la si è consumato un altro naufragio. Al largo dell’isola di Farmakonnisi, una nave di Frontex ha recuperato due cadaveri e tratto in salvo altri tre migranti. I tre sopravvissuti hanno raccontato di aver viaggiato su di una barca con 15 persone a bordo colata a picco in acque turche. I morti potrebbero così essere almeno 12. Quelle di ieri sono solo le ultime di una lunga serie di tragedie. Questa settimana in particolare ha visto un alto tributo di vite umane, soprattutto di bambini. Al largo delle isole greche di Lesbo, Kalymnos e Rodi più di 60 persone sono annegate, tra queste almeno la metà erano bambini. Intanto, è fallito l’incontro dei tre leader della Grosse Koalition ieri a Berlino sull’emergenza profughi: il nodo controverso delle «zone di transito» è rimasto per ora irrisolto. Le questioni rimaste aperte sono rimandate a un vertice di giovedì, quando esperti della materia del Bund e dei Laender si incontreranno ancora una volta.
LA STAMPA