
AMICO PUTIN — Uno svela addirittura di come Lamine Diack, presidente senegalese della Iaaf per sedici anni e sino all’agosto scorso, avesse riferito all’avvocato Huw Roberts, consulente legale della federazione stessa, che avrebbe trovato un accordo col presidente russo Vladimir Putin per assicurarsi che nove atleti accusati di doping non gareggiassero ai Mondiali di Mosca 2013. «Sono in una posizione difficile – spiega Diack a Roberts – e solo Putin, al quale mi lega un rapporto di amicizia, può risolvere la vicenda». Il riferimento, con ogni probabilità, è agli accordi in essere coi vertici della federazione russa grazie ai quali certe positività venivano sistematicamente insabbiate. Non a caso i novi atleti in questione, pur esclusi dai Mondiali di Mosca, non sono mai stati perseguiti. E Roberts, nel gennaio 2014, si è dimesso dall’incarico. Anche perché che la diretta responsabilità giuridica dei casi relativi alle anomalie nei passaporti biologici degli atleti russi, sin dal novembre 2011 era stata affidata all’avvocato personale di Diack, Habib Cisse, che nessuna esperienza aveva in materia, ora indagato dalle autorità francesi per corruzione al pari di Papa Massata — in questo momento ufficialmente ricercato dalla polizia francese e segnalato all’Interpol —e Khalil Diack, figli di Lamine, entrambi collaboratori esterni della Iaaf.
DIRITTI TELEVISIVI — Il report svela anche l’improvviso aumento del valore dei diritti televisivi riguardanti gli stessi Mondiali 2013: grazie all’intervento di una banca russa passarono di colpo da sei a venticinque milioni di dollari. Si racconta di un incontro avvenuto nel 2012 in un hotel di Mosca al quale presero parte un consulente della tv, Papa Massata Diack, Cisse e Valentin Balakhnichev, all’epoca presidente della federazione russa e tesoriere onorario della Iaaf, dopo il quale Papa Massata trovò un accordo con un istituto bancario che fece innalzare la cifra dei diritti in quei termini. Pound chiede alla Iaaf di oggi di verificare se in quei passaggi nulla di improprio sia avvenuto.
LE CONCLUSIONI — Anche alla luce di tutto ciò, il report sostiene che la Iaaf deve necessariamente ristrutturarsi per esser certa che certi andazzi non proseguano: «La corruzione – si legge nelle conclusioni delle 89 pagine – era diventata parte integrante del sistema e non si può ignorarla o attribuirla alla vecchia gestione». Secondo il documento è impossibile che i membri del Consiglio, Sebastian Coe quindi incuso, non fossero a conoscenza di quanto accadesse e della gravità della situazione.
Gazzetta dello Sport