Atletica: Ceccarelli, Jacobs mi ha detto che ho corso forte

(ANSA) – ROMA, 06 MAR – “Ogni gara è un po’ a sé, quando si
gareggia ognuno pensa a fare il meglio possibile e cercare di
vincere sempre. Poi ci sono tanti fattori che influenzano la
prestazione: potrei essermi fatto trovare più preparato
possibile, ho sfruttato il momento buono che stavo vivendo,
cercando di gestirlo al meglio, soprattutto a livello mentale,
per poter fare esperienza e dire la mia”. Così Samuele
Ceccarelli, neo campione d’Europa sui 60 metri agli Europei
indoor di atletica leggera di Istanbul, ospite di Radio Anch’io
Sport, su Rai Radio 1. “Ho ricevuto i complimenti da Jacobs, mi
ha detto che ho corso forte”. Obiettivo 100 metri, come cambierà la preparazione? “In realtà
non cambierà nulla per quanto riguarda gli allenamenti –
aggiunge l’azzurro – Continueremo a fare come abbiamo sempre
fatto, con programmi e strutture che hanno reso bene finora.
    Proseguiamo così, con la testa sgombra e i piedi per terra,
ponendoci obiettivi ma sempre molto graduali. L’obiettivo
principale, oltre a continuare a lavorare bene in allenamento, è
quello di migliorare il 10″45 all’aperto. I risultati sui 60 di
questa stagione sono una base di lavoro da cui partire, danno
una bella dose di fiducia. Ma per non fare il passo più lungo
della gamba, intanto penso a migliorare il tempo attuale, poi al
resto ci si penserà un pezzo per volta”.
    Differenza tra 60 e 100 metri: “Sono quei 40 metri di differenza
che comportano alle spalle tutto un altro tipo di lavoro.
    Bisogna allungare un po’ le distanze, svolgere un altro tipo di
lavoro di resistenza alla velocità. Sui 60 metri è una sorta di
accelerazione continua, con una fase lanciata quasi nulla, se
non appena accennata; sui 100 all’aperto, invece, la differenza
la fa la capacità di mantenere l’accelerazione presa fino al
traguardo. Dipenderà dalla qualità del lavoro che si riuscirà a
fare, ma siamo fiduciosi”. Consigli di Jacobs: “Quando si è a
ridosso della gara, in realtà non c’è molto modo di parlarsi. I
consigli sono stati più fatti che parole e anche dei piccoli
gesti possono fare la differenza: nonostante fossimo avversari,
si è avvicinato e mi ha dato un paio di pacche sulla schiena
come a dire vai tranquillo, non ti preoccupare”. (ANSA).
   


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