
(ANSA) – DAKAR, 03 DIC – L’ex presidente dell’atletica
mondiale Lamine Diack è morto nella notte all’età di 88 anni a
Dakar, dove era tornato a maggio, dopo essere stato trattenuto
in Francia per anni a causa di una vicenda di corruzione. Era
stato per 16 anni a capo della Federazione internazionale di
atletica leggera (Iaaf, 1999-2015), come successore di Primo
Nebiolo.
Diack era tornato in Senegal sette mesi fa, per la prima
volta dopo la sua incriminazione nel 2015. Per anni era stato
detenuto in Francia a causa di un presunto caso di corruzione
legata al doping in Russia. Nel settembre 2020 era stato
condannato dalla giustizia francese a quattro anni di carcere e
a una multa di 500.000 euro per corruzione. Aveva presentato
ricorso ma il nuovo processo non era ancora stato fissato. La
condanna faceva riferimento all’accusa di aver nascosto casi di
doping in Russia o comunque all’aver ritardato le sanzioni
contro atleti russi dopati in cambio di finanziamenti, oltre ad
aver promosso sponsorizzazioni e negoziati con la Russia.
La sua incriminazione in un altro caso, ancora non finito a
processo, gli aveva impedito di tornare in Senegal. Gli era
stato sequestrato il passaporto nell’ambito del controllo
imposto dai giudici. In questa seconda vicenda era stato
incriminato dal 27 marzo 2019, sempre per corruzione,
nell’ambito delle assegnazioni delle Olimpiadi 2016 di Rio e
2020 di Tokyo, ma anche dei Mondiali di Atletica di Pechino nel
2015 e dei Mondiali del 2017 e del 2019, per i quali il Qatar
era candidato. Il giudice incaricato delle indagini, prima del
suo ritorno in Senegal nel mese di maggio, aveva revocato il
divieto di lasciare il territorio francese dietro versamento di
una cauzione di 500.000 euro corrispondente alla sanzione
inflitta, e a condizione che continuasse a rispettare l’atto di
citazione. Una famosa squadra di calcio senegalese, Jaraaf de
Dakar (prima divisione), aveva venduto parte dei suoi terreni
per pagare la somma di denaro. Lamine Diack era stato due volte
presidente del club, negli anni ’70 e negli anni 2000. (ANSA).
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