Attacchi alla Pubblica Amministrazione e ai lavoratori: stupisce il silenzio del Governo

Non vorremmo fosse sintomatico di una volontà di sfruttare un clima che vuole mettere il lavoratore contro il lavoratore per giustificare misure di lacrime e sangue. Se di rigore e serietà vogliamo veramente parlare, si pensi a realizzare una riforma fiscale in grado di accertare realmente i redditi!

di Alessio Muccioli – Segretario FUPI/CSdL

Ennesimi attacchi alla Pubblica Amministrazione e ai lavoratori, come se la crisi economica ed istituzionale fosse colpa loro. Ciò che più dispiace è che il datore di lavoro dei pubblici dipendenti non ha alzato un dito contro l’ennesimo “j’accuse”.

Si facevano dei numeri qualche giorno fa sui giornali, di circa quaranta-cinquanta nuove assunzioni sotto la Pubblica Amministrazione nell’ultimo anno; la prima considerazione che viene da fare è che per fortuna, in un mondo di cassa integrazione e mobilità (si badi bene, anch’esse hanno un costo!), esiste un datore di lavoro che prende misure di tutela, dove può intervenire ovviamente, anziché pensare al solo ammortizzatore in senso classico; in questo senso qualche, tempo fa proprio per dare respiro a persone che avevano perso il lavoro, OO.SS. e Governo hanno siglato un accordo per impiegare prioritariamente questi lavoratori senza occupazione come fattorini accompagnatori (una ventina di posti, quindi già quasi metà dei casi cui si parla); posti che prima erano destinati ai pensionati. Da sindacalista credo che questa sia una buona cosa.

Ancora un esempio: qualche tempo fa è stato creato un nuovo ufficio pubblico, lo sportello per l’energia, conseguente alla legge sul risparmio energetico, la cui attività è finalizzata a favorire l’attuazione di quelle politiche energetiche di cui tutti si riempiono la bocca salvo poi criticare (nel nostro caso), chi ci investe. Uno sportello che ha richiesto l’impiego di alcune nuove figure.

Non voglio tuttavia andare oltre, poiché può anche essere che, a parte questi casi, vi sia anche stata qualche misura clientelare, rispetto alla quale dovrà rispondere chi, eventualmente, ne ha la responsabilità. Vorrei però porre l’attenzione su questo silenzio del datore di lavoro pubblico che non vorrei fosse sintomatico della volontà di sfruttare un clima che vuole mettere il lavoratore contro il lavoratore (la famosa “guerra degli stracci”), per giustificare misure di lacrime e sangue, facendo pagare sempre agli stessi il prezzo degli sbagli altrui.

Se questa fosse la subdola intenzione di qualcuno, questo qualcuno deve sapere che i lavoratori, non solo quelli della PA, si troveranno uniti contro chi li accusa di colpe che non hanno, contro chi vuole che paghino un conto non loro, contro chi, ancora, non prende misure nei confronti dei veri usurpatori dell’economia e dell’immagine del paese.

C’è qualcuno realmente intenzionato a deprimere ancora di più chi lavora a salario fisso o chi è precario da un decennio, rispetto a chi per anni si è arricchito sulle spalle del sistema? Se di rigore e serietà vogliamo veramente parlare, si pensi a realizzare una riforma fiscale appropriata in grado di accertare realmente i redditi di chi ha sottratto ingenti ricchezze alla collettività.