Attilio Cenni ciao! … di Sergio Pizzolante

Solo questa mattina ho capito che aveva 74 anni.
Pensavo avesse qualche anno più di me ma non tanto.
Lo pensavo per intuito, più che altro.
Come vitalità era più giovane. Molto più giovane.
Se n’è andato, così.
L’avevo visto qualche giorno fa, durante la passeggiata mattutina in viale Ceccarini.
A pensarci bene io Attilio Cenni l’ho visto, negli anni, quasi sempre in centro a Riccione fra una passeggiata e l’altra.
Lui ci stava come a casa lì in centro.
Nel dialetto della mia città, Lecce, si direbbe: se spapariscia…
Cioè lui stava nelle giuggiole lì in centro.
Si accomodava, si adagiava gioioso, stava nel suo liquido amniotico, lì in centro, stava come un bambino nella pozzanghera.
Lui si spaparisciava…nella sua Riccione.
Non credo di aver conosciuto un riccionese più riccionese di lui.
Per il riccionese Riccione è il centro del mondo, dove tutto ruota, dove tutto inizia, dove tutto succede prima.
È vero, è successo, non succede più da un po’, ma il riccionese vive come se fosse così per sempre.
È un eterno spaparisciarsi.
Così era Attilio, così l’ho capito io.
Con giudizio eh, perché era un imprenditore importante, aveva una visione, ma era un giudizio colorato di entusiasmo. Era un giudizio sempre in volo verso qualcosa.
Il suo ultimo volo voleva essere verso lo scranno che era stato di suo padre.
Lo voleva fortemente, fortissimamente.
Sindaco di Riccione.
Lui avrebbe dato tutto. Tutto.
Lo vedevo. Lo sentivo. Era il sogno della vita.
Venne da me. Dopo alcuni approcci telefonici la mattina presto.
Mi voleva come suo consigliere, a guida della sua campagna elettorale. Addirittura.
Mi diceva che quasi tutti stavano con lui.
Non mi risultava. Ma non diceva il falso. Succedeva che quasi tutti davanti al suo entusiasmo gli dicevano di si.
Ma non era vero.
Lui cercò me perché avevo vinto a Rimini diceva e con lui si poteva vincere anche a Riccione.
Perché, pur essendo io vissuto in un mondo diverso dal suo, bontà sua, mi dimostrava una considerazione ed una stima esagerata.
Anche troppo generosa.
Gli dissi di no.
Perché non ne avevo più voglia.
Perché impegnato con altro.
Perché sapevo che coloro che gli dicevano di si erano per il no.
Ma tutte le mattine arrivano messaggi e note.
Qualche consiglio gliel’ho dato.
Ma ero per il no.
Parlo del mio coinvolgimento.
Non me ne volle mai.
Lo incontravo in viale Ceccarini e mi salutava come se gli avessi detto si.
Questo era anche Attilio Cenni.
Ciao.
Sergio Pizzolante
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