Attilio Teruzzi e le nozze di regime

(di Massimo Lomonaco) (ANSA) – ROMA, 11 SET – VICTORIA DE GRAZIA: ‘IL PERFETTO
FASCISTA’ (EINAUDI, PP.522, 36EURO) – Un libro importante,
brillante, che ben delinea il fenomeno storico del fascismo. La
studiosa americana de Grazia lo ha scritto raccontando le
vicende di uno dei maggiori gerarchi – ma non tra i più noti
oggi – del Ventennio, Attilio Teruzzi, attraverso un prisma che
può insegnare molto della realtà odierna. Nulla a che vedere con
i Balbo, i Farinacci, i Bottai e il loro apporto strategico al
fascismo: Teruzzi non era un ideologo. Partendo dalla sua
origine di soldato pluridecorato della Prima Guerra mondiale,
divenne però l’uomo nuovo fascista attraverso il quale Mussolini
– assestatosi al potere – intese spazzare via lo status quo
precedente e imporre la sua ‘normalizzazione’ e la sua visione
del mondo. “Ero incuriosita dalla possibilità di riuscire,
attraverso questa vicenda, a scrivere una storia del fascismo –
ha sottolineato l’autrice – che avesse risonanze attuali, in un
momento in cui le questioni di ultranazionalismo, suprematismo
dei maschi bianchi e conflitto razziale hanno assunto una nuova,
seppur familiare, urgenza e l’intero quadro postfascista
all’interno del quale eravamo abituati a considerare progresso e
reazione, buono e cattivo, è stato scardinato”. Il prisma, prima
richiamato, è che per de Grazia “fascisti si diventa e non si
nasce”. E Teruzzi ne è “un caso esemplare”: la sua avventura
sociale – spesso colta dal punto di vista delle sue donne – a
mano a mano che si addentra nella “complessità dei suoi rapporti
politici e umani, mostra “come funzionava effettivamente il
fascismo italiano”. Teruzzi è stato, in un’irresistibile ascesa,
capo dello squadrismo nel milanese, Sottosegretario al ministero
dell’Interno, Governatore della Cirenaica, Capo di stato
maggiore della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
(Mvsn), Sottosegretario al Ministero delle colonie, Luogotenente
generale e Ispettore delle truppe italiane nella Guerra Civile
in Spagna, Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle
Corporazioni, Ministro dell’Africa Italiana succedendo allo
stesso Mussolini. Dopo l’8 settembre del 1943 aderì alla
Repubblica Sociale Italiana restando, quello che era sempre
stato, un fedele scudiero. Un “fascistone” – come lo definisce
la de Grazia – ben voluto dal Duce e le cui nozze nel 1926 con
Liliana Weinman, cantante lirica ebrea di New York, diventarono
per Mussolini un evento nazionale propagandato in Italia e
all’estero, come il “matrimonio fascista” per eccellenza. Basta
vedere le foto dell’epoca con il Capo del regime – fatto raro
per lui – in posa tra gli sposi. Quando senza una ragione
precisa – se non la falsa accusa di tradimento nei confronti
della coniuge – Teruzzi decise nel 1929 di lasciare la moglie,
cominciò, da cattolico, la sua battaglia davanti alla Sacra Rota
per sciogliere il vincolo, celebrato – viste le diverse fedi
dei contraenti – in regime ‘misto’. Quella battaglia – come
narra la de Grazia – non solo è uno spaccato imperdibile dei
rapporti fra Fascismo e Chiesa ma anche un progressivo
addentrarsi nell’antisemitismo del regime e degli avvocati di
Teruzzi, ben introdotti in Vaticano. Weinman – che si difese
davanti il Tribunale ecclesiastico con una resistenza non comune
– resterà moglie legittima di Teruzzi fino alla morte di
quest’ultimo avvenuta nel 1950 a Procida a pochi giorni dalla
sua scarcerazione dopo una condanna a 30 anni per il suo passato
nel Regime. La vicenda del matrimonio ricusato non esaurisce
tuttavia la storia di Teruzzi come presunto ‘uomo nuovo’: quando
Mussolini aprirà una campagna contro i gerarchi (e gli italiani)
senza figli, il “fascistone” – dalla vita sessuale, lui sì,
piuttosto promiscua – ubbidirà di nuovo. Ma anche questa volta
sceglierà un’altra straniera ed ebrea che gli dette una figlia
fuori del matrimonio. Nè le Leggi razziali gli fecero capire
nulla del Fascismo: foto eloquenti lo ritraggono a Berlino
impettito e marziale accanto ad alti funzionari nazisti.
    Teruzzi, su cui Mussolini aveva tanto investito, rappresenta
così, ‘perfettamente’, l’amoralità e l’inadeguatezza storica del
Fascismo. (ANSA).
   


Fonte originale: Leggi ora la fonte