Attiva-Mente San Marino. L’accessibilità è la prima condizione della democrazia

C’è un paradosso che oggi, dopo pochi giorni dal voto nei Castelli, dovrebbe farci fermare un istante. Parliamo di partecipazione, di democrazia viva, di comunità. Parliamo di Castelli come cuore della cittadinanza, di Giunte come primo presidio di prossimità, di quel rapporto diretto fra persone e istituzioni che ha attraversato i secoli: dall’Arengo dei capifamiglia alla sovranità riconosciuta nella Dichiarazione dei Diritti. E intanto, in questo stesso preciso momento, le immagini ci raccontano una verità disarmante: su nove Castelli, solo tre hanno una Sede di Giunta accessibile. Nove territori, nove comunità, nove simboli di identità… ma sei porte restano chiuse per tanti cittadini e cittadine che hanno lo stesso identico diritto degli altri a decidere, a partecipare, a esserci.

È impossibile ignorare il peso storico della parola “diritto”. Ci sono voluti secoli perché il voto smettesse di essere privilegio di pochi. Ci sono voluti i conflitti, le lotte, le esclusioni, la lenta conquista della cittadinanza democratica perché diventasse evidente che la libertà non è mai un dono: si conquista, si difende, si estende. Gli uomini dell’Arengo votavano perché erano considerati “capifamiglia”. Le donne hanno ottenuto il diritto di voto solo nel 1959 e lo hanno esercitato per la prima volta nel 1964. L’eleggibilità piena è arrivata addirittura nel 1974.

E oggi? Oggi l’esclusione non si chiama più “famiglia”, non si chiama più “genere”, oggi l’esclusione ha un nome diverso, moderno solo in apparenza: inaccessibilità. E questo è ancora più grave se pensiamo che sono passati 18 anni dalla ratifica, da parte di San Marino, della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità: un trattato che riconosce, nero su bianco, il diritto alla partecipazione politica e alla piena inclusione nella vita pubblica. Perché cosa significa, concretamente, dire a un cittadino in carrozzina, o con qualsiasi altra limitazione motoria, che la Sede della sua Giunta non è accessibile? Significa dirgli: “la tua partecipazione è teorica, non reale”. Significa proclamare uguaglianza mentre la si nega nei fatti.

E mentre la politica ripete che la partecipazione è un valore, che ogni voce conta, che nessuno deve restare indietro…l’inaccessibilità è lì, solida come un muro, a ricordarci che i diritti non si rispettano con le dichiarazioni, ma con le strutture, con le rampe, in definitiva con la volontà e gli investimenti. E questa immagine, severa e rivelatrice, ci dice che la nostra Repubblica ha ancora un debito da colmare. Un debito verso i cittadini a cui la porta dell’istituzione locale, oggi come ieri, risulta chiusa. Non per scelta, non per legge…ma per architettura, per dimenticanza. Per inerzia.

A chi si appresta ad amministrare i nostri Castelli chiediamo di essere al fianco di queste istanze, al nostro fianco, ed esigere il rispetto dei diritti: l’accessibilità non è un favore, non è una cortesia, non è un gesto di sensibilità. È democrazia. È uguaglianza. È Repubblica nel suo senso più profondo.

Buon lavoro.

Comunicato stampa Attiva-Mente