Non necessariamente tra le mura di un grande edificio, ma ovunque una persona smette di essere padrona del proprio tempo, delle proprie scelte, della propria vita. Capire se un modello abitativo, un servizio o una struttura è un’istituzione significa allora guardare oltre la facciata, oltre le buone intenzioni. Non basta che un luogo sia “nuovo”, “bello”, “moderno” o “situato nella comunità”: ciò che conta davvero è se chi vi vive ha potere su di sé, se può scegliere, se può cambiare idea, se può decidere con chi stare e come vivere.
Un ambiente è libero solo quando chi vi abita è libero.
Le Linee guida del Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità (https://www.ohchr.org/sites/
Deistituzionalizzare non significa chiudere un luogo: significa aprire possibilità.
Significa ridare fiducia a chi per troppo tempo è stato oggetto di cura e non soggetto di diritti. Significa costruire reti di sostegno, e non recinti; accompagnare le persone nelle scelte, non sostituirle in esse. È un processo profondo, che parte dal linguaggio, attraversa le leggi e si compie solo quando cambia lo sguardo collettivo.
E allora dovremmo chiederci: quante istituzioni esistono ancora, silenziose, nelle pieghe delle nostre buone intenzioni? Quante volte la parola “accoglienza” cela, in realtà, una vita fatta di regole altrui? Quante volte confondiamo la sicurezza con la libertà, la cura con la dipendenza, l’aiuto con il potere?
La vera sfida, per gli Stati ma anche per ognuno di noi, è creare le condizioni perché nessuno debba più “essere accolto” da un sistema, ma possa semplicemente vivere dove e con chi desidera, con i sostegni che sceglie, nella comunità che riconosce come propria.
È questo il significato più profondo della Vita Indipendente: non la solitudine dell’autonomia, ma la dignità della scelta.
Perché l’indipendenza non è “fare da soli”, è poter decidere come vivere.
Ecco perché la deistituzionalizzazione non è una riforma tecnica: è un atto di civiltà. È la misura della maturità democratica di un Paese, la prova del rispetto che una società ha per i propri cittadini più fragili, o meglio, per la propria stessa umanità.
Finché esisterà un solo luogo in cui una persona è costretta a vivere secondo regole altrui, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità resterà incompiuta. E con essa, anche la nostra idea di libertà.
Comunicato stampa – Attiva-Mente