Di tanto in tanto, grazie a iniziative della società civile e a contributi apparsi sugli organi di stampa, negli ultimi mesi è tornata all’attenzione dell’opinione pubblica sammarinese la questione del Fine Vita. Un tema ancora privo di una regolamentazione legislativa, con implicazioni rilevanti sotto il profilo umano, medico, giuridico ed etico, che tocca corde profondamente personali e interpella la coscienza di ciascuno. Un tema che la politica non può più permettersi di eludere. Manca una normativa sulla morte volontaria medicalmente assistita, sul biotestamento, sulle misure procedurali a tutela degli operatori sanitari. Manca un reparto specializzato per la terapia del dolore e la cura dei pazienti terminali.
Il diritto di scegliere, anche nel momento più difficile della vita, è un principio che appartiene pienamente all’idea di libertà e autodeterminazione. Per questo seguiamo con attenzione ogni confronto, e ringraziamo tutte le realtà che vi contribuiscono con serietà e apertura. Tuttavia, l’esperienza di persone con una disabilità molto significativa, e di chi ogni giorno affronta la fragilità senza risposte adeguate da parte dello Stato, ci obbliga a porre con rispetto alcune domande scomode, che non possono più essere ignorate. San Marino è ancora molto indietro su questo fronte.
Si moltiplicano nel tempo, giustamente, i richiami alla necessità di “una legge sul Fine Vita”. Ma con quali premesse? In quale contesto? Chi oggi si interroga sul riconoscimento del diritto a morire, anche tra coloro che difendono la vita a oltranza, si è mai chiesto se, nella nostra Repubblica, è davvero garantito il diritto a vivere con dignità, libertà e supporto?
Come possiamo parlare di “scelta libera” se mancano servizi adeguati di assistenza personale, se le barriere sono ovunque, se le famiglie sono lasciate sole e se una Vita Indipendente è, di fatto, un miraggio?
Come Attiva-Mente, sentiamo il dovere di porre queste domande per richiamare l’attenzione delle istituzioni e della società su un paradosso che incombe: voler garantire il diritto a scegliere come morire, mentre si trascura, o addirittura si nega, quello a scegliere come vivere. La politica su questo non può voltarsi dall’altra parte, perché si rafforzano rischi che altrove sono già diventati realtà.
In diversi Paesi occidentali (USA, Canada, Francia, Regno Unito), infatti, attivisti e organizzazioni stanno protestando fortemente perché temono che una libertà solo apparente si trasformi in una costrizione mascherata da scelta. Dietro certe aperture, si profilano derive inquietanti: persone fragili, sole, disabili o impoverite che scelgono di morire non per reale volontà, ma per mancanza di alternative dignitose. Il timore è che siano precisi indirizzi politici, condizionati da logiche economiche, che richiamano alla mente pagine tragiche della storia europea, quando le persone disabili furono tra le prime a essere disumanizzate e annientate, poiché considerate “vite non degne di essere vissute”.
Il prossimo 28 luglio celebreremo una ricorrenza profondamente simbolica per la nostra Repubblica: la Festa della Libertà. Nel 1943, San Marino decise di voltare pagina, mettendo fine a un lungo periodo di autoritarismo e riaffermando i principi di libertà e democrazia. Ottant’anni dopo, quale libertà possiamo celebrare, se non siamo ancora in grado di garantirla a chi vive in condizioni di fragilità ed emarginazione? Dove sono finite le promesse sulla Vita Indipendente? Un’Istanza d’Arengo per il riconoscimento di questo diritto è stata addirittura respinta. Il gruppo di lavoro istituito è sparito. Di un disegno di legge, nessuna traccia. Solo vuoto e silenzio. Che valore ha la memoria della Liberazione, in definitiva, se non ci guida nel costruire oggi una società che protegga e valorizzi i diritti civili di tutti?
Nessuna libertà di morire potrà dirsi piena, se prima non sarà garantita la libertà di vivere.
Siamo i primi sostenitori del rispetto delle volontà individuali, purché non siano condizionate da abbandoni, solitudini, diseguaglianze e servizi mancanti.
La Repubblica di San Marino deve avere il coraggio di affrontare quanto prima il tema del Fine Vita, ma deve anche liberarsi da queste contraddizioni. Perché la libertà vera, quella che difendiamo sempre, vale solo se è possibile per tutti.
Attiva-Mente (comunicato stampa)