“Aumentare i rimpatri”: risveglio Ue sull’emergenza migranti

Sul dossier immigrazione oggi da Stoccolma sembrano arrivare importanti novità. Prima le dichiarazioni del ministro dell’Interno dei Paesi Bassi, Eric Van Der Burg, che ha aperto alla possibilità di un muro tra Turchia e Bulgaria.

Adesso quelle dello stesso ministro dell’Interno svedese, Maria Malmer Stenegard, favorevole a lavorare da subito per aumentare i rimpatri. Una dichiarazione quest’ultima non secondaria, considerando che la Svezia è presidente di turno dell’Ue.

“Occorre usare tutti gli strumenti per aumentare i rimpatri”

Dobbiamo passare dalle parole ai fatti per quanto riguarda i rimpatri dei migranti che non hanno diritto a restare in Europa, perché i numeri attuali sono inadeguati e impediscono ad alcuni Paesi membri di gestire i nuovi arrivi”. Ha esordito così, nelle dichiarazioni successive al consiglio europeo dei ministri dell’Interno, Maria Malmer Stenegard.

Parole che, dette da un governo al timone dell’Ue per i prossimi sei mesi, hanno un peso importante. In primo luogo, perché la presidenza di turno europea ha riconosciuto la situazione di difficoltà in cui versano diversi governi comunitari.

Circostanza non certo scontata. Spesso infatti i Paesi del nord Europa, non direttamente coinvolti dai flussi migratori che provengono dalle rotte mediterranee, hanno in qualche modo messo in discussione l’esistenza di un’emergenza. Anche quanto in Italia i ritmi di sbarco sono apparsi molto alti, non sempre da Bruxelles o dai governi Ue è arrivata una concreta solidarietà.

Il governo svedese in tal senso potrebbe quindi dettare un cambio di passo, ammettendo le gravi difficoltà patite da chi è costretto a convivere più di altro con il fenomeno migratorio. “Tutti gli strumenti devono essere utilizzati – ha poi aggiunto il ministro dell’Interno svedese – per raggiungere l’obiettivo di aumentare i rimpatri. Siano strumenti diplomatici, commerciali, legali e anche gli aiuti allo sviluppo”.

Perché Stoccolma preme sui rimpatri

La presidenza di turno dell’Ue nei prossimi sei mesi lavorerà quindi per giungere a un accordo sui rimpatri. La scelta svedese probabilmente riguarda sia motivi di politica interna che di politica estera.

Sul fronte interno, il governo di Stoccolma è chiamato a dare risposte importanti a un elettorato che lo ha votato proprio sulla scia del fallimento del modello svedese. La maggioranza di centrodestra, sorretta dall’appoggio esterno dei Democratici Svedesi (formazione più a destra del panorama politico locale), punta sul pugno duro contro gli irregolari e su politiche in grado di rendere più difficile l’ingresso di altri migranti.

A livello esterno invece, la questione legata ai rimpatri è al centro del dibattito europeo già da anni. Nell’ultimo piano sull’immigrazione presentato dalla commissione europea, le politiche sui rimpatri hanno un posto di primo rilievo.

Tramite il proprio ambasciatore a Bruxelles, Stoccolma alla vigilia dell’inizio del suo semestre di presidenza ha già reso noto di non avere in agenda l’approvazione di una nuova organica normativa sulla gestione del fenomeno migratorio. Un nuovo piano infatti potrebbe essere approvato non prima del 2024. Tuttavia, la Svezia ha intenzione di lasciare un segno lavorando per giungere a norme più chiare ed efficaci sui rimpatri.


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